Ieri sera, il Consiglio dei ministri ha deliberato di impugnare la recentissima legge regionale della Campania sui rifiuti, la n. 29 dell’8 agosto scorso.
A proporlo è stato il ministro leghista per gli Affari regionali Erika Stefani.
Due i motivi: alcune norme riguardanti la localizzazione e i controlli relativi agli impianti di gestione dei rifiuti ledono gli standard di tutela ambientale posti dallo Stato e l’inquadramento del personale si pone in contrasto con i principi di accesso al pubblico impiego e di buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione.
Vedremo cosa dirà il ricorso per poter svolgere valutazioni di merito, ma la lesione degli standard di tutela ambientale è un’ipotesi grave. O si sono cercate scorciatoie per simulare la soluzione dei problemi del ciclo dei rifiuti o non si sanno scrivere le leggi. Non sappiamo quale delle due sia preferibile.
Eppure, non più tardi dello scorso primo agosto, il presidente De Luca aveva invitato la consigliera Muscarà dei 5Stelle, che hanno votato contro la legge insieme a Forza Italia, a stare serena e non darsi pena.
Ma forse avremmo dovuto dar retta a Bonavitacola, assessore al ramo, che nella stessa occasione aveva detto che “il ciclo dei rifiuti si regola dal punto di vista ordinamentale con legge, ma non dipende dalla legge se il ciclo si chiude.” Certamente non da questa legge, a quanto pare.
Stefano Caldoro, capo dell’opposizione in Consiglio regionale, e Valeria Ciarambino, capogruppo in Consiglio dei 5Stelle, non pensate che una posizione comune, propositiva e programmatica, per costringere la maggioranza a confrontarsi utilmente e concordare una disciplina seria della materia sarebbe auspicabile?
Siamo già in emergenza, anche se nessuno lo dice apertamente.