fbpx
Home Europee 2019 Incontro con Franco Roberti. Dall’antimafia all’Europa.

Incontro con Franco Roberti. Dall’antimafia all’Europa.

by Flavio Cioffi
1 comment

Franco Roberti, già Procuratore nazionale antimafia ed oggi assessore alla legalità della Regione Campania, guida la lista del Partito Democratico alle prossime elezioni europee nella circoscrizione Sud. “Un grande onore – ha dichiarato Zingaretti – che Roberti abbia accettato di essere con noi in questo importante passaggio”.

Perché, secondo lei, il PD ha voluto la sua candidatura?

La spiegazione l’ha data molto chiaramente il nuovo segretario Nicola Zingaretti. Il Partito ritiene che per il proprio rilancio sia necessario aprirsi alla società civile. Quindi si è cercato di individuare i soggetti non iscritti al partito che potessero rappresentare le varie istanze, le varie prospettive, che potessero dare un contributo di esperienza, di conoscenza e, eventualmente, anche di autorevolezza.

E lei perché ha accettato?

Perché credo di poter mettere a disposizione la mia esperienza e la mia conoscenza soprattutto in materia di cooperazione giudiziaria e di giustizia europea. Accanto ai temi dell’economia e dell’immigrazione, sui quali si polarizza oggi il dibattito in sede UE, vi è quello della giustizia, il cui buon funzionamento a livello europeo è complementare rispetto all’economia. Il nostro Paese ha bisogno di sviluppo, che comincerà non solo quando i Governi si impegneranno a garantire le condizioni e i finanziamenti necessari, ma anche nel momento in cui saranno attratti gli investitori, magari stranieri, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia. Cosa che potrà accadere solo quando garantiremo una giustizia efficiente contro la criminalità organizzata e per la tutela dei diritti.

Quindi è corretto dire che, aldilà della indispensabile attività repressiva e di indagine, è la politica del lavoro il vero atout contro la criminalità organizzata?

Assolutamente, si. Cominciando dalla piena attuazione dei principi della prima parte della Costituzione. Il lavoro è il principio fondamentale della nostra Repubblica, come recita l’articolo 1, e il lavoro è un diritto e un dovere dei cittadini, come sancisce l’articolo 4. Garantire il lavoro significa garantire la tenuta della nostra democrazia repubblicana. Così come è al pari necessario garantire gli altri diritti fondamentali: la pari dignità, l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, la salute, l’istruzione, le libertà. Non aver garantito tutto questo attraverso una compiuta legislazione ordinaria, è stato un grosso regalo fatto alle mafie da molti anni a questa parte, perché le mafie sfruttano le disuguaglianze. Da un lato fanno affari con i cittadini ricchi e senza scrupoli, pensi a tutta la faccenda dei rifiuti cosa ha rappresentato come business per le mafie e per gli imprenditori disonesti. Dall’altro reclutano la manovalanza criminale fra i disoccupati, gli indesiderati, gli emarginati.

Si può allora anche dire che la criminalità organizzata è radicata sul territorio perché offre servizi che lo Stato non riesce a dare?

E’ quello che ho sempre sostenuto. Le mafie sono grandi agenzie di servizi che si sostituiscono allo Stato nell’offerta ai cittadini. Ovviamente servizi illegali, ma teniamo presente che a un’offerta di servizi illegali spesso corrisponde una domanda di servizi illegali. Quindi, aldilà del fatto che le mafie reclutano e quindi assicurano una sorta di status sociale a chi ritiene di non poterlo ottenere dallo Stato, la loro forza sta anche in quest’incrocio tra domanda e offerta di servizi criminali. Pensi al commercio della droga, dei rifiuti, al traffico di armi. Pensi al voto di scambio politico mafioso, un servizio di sostegno elettorale che il mafioso offre al candidato.

Lei è entrato in politica ricoprendo l’incarico di assessore regionale in Campania, ma assessore tecnico. Adesso entra nell’agone elettorale. Come cambierà il suo impegno?

Io resto un tecnico. Non sono un politico e non ho mai avuto la vocazione del politico, anche se ritengo che la politica volta al bene comune sia la più nobile delle attività umane. Quindi ne ho grande rispetto, ma non mi ritengo un politico. Sono un tecnico prestato alla politica che dopo il pensionamento ha ritenuto, avendone ancora le forze, di mettere nuovamente le proprie risorse, conoscenze ed esperienza a servizio della collettività in una veste diversa da quella di magistrato. Io credo che chi si trova nelle mie condizioni, cioè di magistrato in pensione che non potrà più tornare in magistratura e che non ha quindi più la necessità di mantenere il fondamentale connotato dell’indipendenza, abbia non solo il diritto ma anche il dovere di impegnarsi in politica e di mettere a servizio della collettività la propria esperienza.

Come valuta la sua esperienza di assessore regionale?

Ottima. Perché ho avuto la fortuna di trovare un ambiente accogliente e la possibilità di mettere in campo azioni concrete soprattutto in materia di beni confiscati. Si tratta di un grande problema che abbiamo davanti quello della gestione e destinazione al riuso sociale dei beni confiscati, che non era stato ben affrontato e che richiede grande impegno anche da parte della Regione. Beni confiscati, sostegno alle associazioni anti racket e anti usura, video sorveglianze, polizie municipali, tutto quello che è pertinente alla sicurezza dei cittadini in senso positivo. Ossia lo Sato e le amministrazioni locali hanno il dovere primario di offrire sicurezza ai cittadini senza giocare sulle loro insicurezze. Noi stiamo cercando di farlo.

C’è la mano di De Luca dietro la sua candidatura?

Non lo so. Credo di no. A me De Luca ha solo preannunciato la telefonata del segretario nazionale, che peraltro conoscevo già, quindi non saprei dire. Ma la cosa non è rilevante.

Alcuni membri campani della direzione nazionale del PD si sono astenuti dal voto sulle liste osteggiando la candidatura di esponenti Mdp. Anche lei ha problemi al riguardo?

Assolutamente, no. Io sono per la massima apertura del PD anche agli esterni e non mi turba affatto la presenza di nomi del Mdp. Anzi, credo che chiunque possa dare un contributo al rilancio del partito sia il benvenuto.

In conclusione, perché un elettore dovrebbe votare Franco Roberti?

Perché Franco Roberti è completamente disinteressato. A 71 anni ho avuto dalla vita molto più di quanto potessi sognare da ragazzo. Mi metto al servizio della collettività e lo farò fin quando ne avrò le forze.

1 comment

I candidati campani. Partito Democratico - Gente e Territorio 14 Maggio 2019 - 15:39

[…] Franco Roberti, nato a Napoli 71 anni fa. Ex Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, oggi in pensione, precedentemente era stato capo della Procura di Salerno. Attualmente assessore regionale alla legalità. Evidentemente molto vicino al presidente De Luca. Segnaliamo l’intervista rilasciata al nostro giornale: https://www.genteeterritorio.it/incontro-con-franco-roberti-dallantimafia-alleuropa/ […]

Comments are closed.