Ucraina invasa, Occidente sconcertato, italiani nel limbo. Riassumo cosi telegraficamente la situazione geopolitica con la quale ci siamo svegliati giovedì 24 febbraio. L’irrimediabile era accaduto. Già le sofisticate attrezzature telematiche dell’intelligence americana da giorni segnalavano che la concentrazione di truppe russe ai confini dell’Ucraina non era solo un monito per spaventare i governanti ucraini e per far infuriare la NATO. Era una vera e propria preparazione all’invasione. L’intelligence americana con un’apertura insolita aveva fornito foto, documenti e mappe ai media occidentali. Si stava preparando l’invasione. Putin aveva deciso di invadere l’Ucraina. La guerra era ritornata in Europa, la cortina di ferro si era rialzata tra Est ed Ovest.
Non è successo tutto overnight, senza preavvisi, a sangue freddo. Affatto. Da anni Putin sentiva e soffriva il fiato sul collo della NATO e della occidentalizzazione di quelle Repubbliche ex sovietiche che avevano scelto, democraticamente e con piena capacità di entrare nella Unione Europea. Il processo è irreversibile. La cultura europea, i valori della società aperta europea sono cercati, condivisi e sostenuti dagli ex Paesi del patto di Varsavia. Ovviamente con essi vengono tanti benefici economici e di scambi commerciali. Tuttavia, il processo è biunivoco.
Per diversi Paesi dell’ex Patto di Varsavia che decidono di aderire alla Unione Europea, migliaia di oligarchi russi, tutti collegati a Putin, inondano con i loro capitali l’Europa. Acquistano società calcistiche, mega residenze, hotel, aree agricole. Londra viene rinominata Londongrad per la massiccia presenza di oligarchi russi. Essi con le loro attività e investimenti riscuotono consensi, apprezzamenti. Cosa significa? Significa una sottile promozione del modello russo, soft diplomacy. “Noi siamo vostri amici, investiamo in Occidente, creiamo benessere”. Nessuno si sognerebbe di fermarli, a patto che non riciclino danaro – avviene spesso.
E da questa condizione dovrebbe partire la risposta Occidentale. Bloccare ogni risorsa economica russa in Occidente. Facile a dirsi. Lenta la procedura di attuazione. Il flusso di danari russi che si è riversato sull’Occidente è enorme. Bloccarlo significherebbe anche entrare in tanti segreti bancari e di fondi di investimenti. Ma è una opzione che va messa sul tavolo.
La Russia di Putin per anni ha operato con spregiudicatezza in materia di investimenti in Europa e Stati Uniti attraverso i suoi oligarchi. La Russia è di fatto una Stato mafia. Ed opera secondo la logica delle mafie. E’ su questo che l’Occidente deve riflettere e porre argini alla sua debolezza corruttiva. Non sarà facile. Eserciti, diplomazia e piena valutazione culturale e sociale di cosa è veramente la Russia di Putin richiedono un cambio di passo culturale e politico. Siamo pronti a farlo? E’ necessario per salvare le nostre democrazie e per fermare una potenziale catastrofe bellica nel cuore dell’Europa.