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Ucraina, analisi del discorso di Putin

by Alessandro Bianchi
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Bisogna leggere con grande attenzione il discorso che Putin ha fatto nella notte tra il 23 e il 24 febbraio per annunciare l’invasione dell’Ucraina, perché se ne traggono alcune lezioni di cui dovremo tenere debito conto nell’immediato futuro.

Provo a riassumerne le argomentazioni in quattro punti.

1 – Nella prima parte del discorso si argomenta lungamente sulle aggressioni subite dall’Occidente, prima fra tutte “all’espansione del blocco NATO a est”, successiva al crollo dell’Unione Sovietica in conseguenza della quale “l’equilibrio di potere nel mondo si è rotto”.

Da quel momento in poi, dice Putin, l’Occidente ha operato esclusivamente per i propri interessi, mosso da “uno stato di euforia da superiorità assoluta”, a dimostrazione del che vengono richiamati numerosi episodi della storia recente:  “la sanguinosa operazione militare contro Belgrado”; gli interventi in Libia, Siria e Iraq, quest’ultimo basato su “una montatura, un bluff perché non c’erano armi chimiche in Iraq”; la collusione dell’Occidente con “il separatismo e le bande di mercenari nella Russia Meridionale”.

Se ne può trarre la conclusione che alcune di queste argomentazioni corrispondono ad effettivi accadimenti e comportamenti che anche noi avremmo voluto non vedere – prima fra tutti la dissennata invasione dell’Iraq – mentre altre sono palesi distorsioni di drammatiche e complesse vicende storiche, come quella della guerra in Cecenia.

2 – Nella seconda parte del discorso Putin argomenta sulla inevitabilità di un intervento militare della Russia a difesa della propria sicurezza: “la NATO si espande verso est, la situazione per il nostro Paese peggiora e diventa ogni anno più pericolosa; sui territori adiacenti a noi (…) si sta creando un anti-Russia”; (…) non possiamo più limitarci a guardare quello che succede (…); “le Repubbliche popolari del Donbass hanno chiesto aiuto alla Russia”; “ho preso la decisione di condurre un’operazione militare speciale

Qui – al di là di evidenti esagerazioni, come parlare di anti-Russia, e di palesi mistificazioni della realtà, come l’aiuto chiesto dal Donbass – emerge in modo inequivocabile una rottura profonda e inaccettabile sulla concezione di convivenza civile tra popoli e stati.

L’invasione armata di uno Stato sovrano, le sofferenze inferte alla popolazione, le lacerazioni sociali, i macroscopici danni all’economia, tutto questo non appartiene al modo di essere e di comportarsi di un Paese civile, ma a quello del sopruso e della violenza, che avevamo già visto all’opera da parte dell’Unione Sovietica in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1968 e che – pur avendo avuto l’avvisaglia della Crimea nel 2014 – pensavamo di non dover più rivedere.

3 – La terza parte è forse la più inquietante non solo per i concetti che esprime ma per il linguaggio che usa.

– Nel Donbass “le persone hanno subito abusi e genocidi dal regime di Kiev per otto anni”. Una affermazione che stravolge una realtà di violenze perpetrate da entrambe le parti, rispetto alla quale il termine “genocidio” è semplicemente delirante.

– Per questo motivo “ci batteremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina”. Malgrado tutto quello che è avvenuto in Ucraina negli ultimi decenni soprattutto a causa della profonda corruzione degli apparati statali, definirla nazista oltre ad essere un falso storico è una volgare affermazione da propaganda di regime.

– “I nostri piani non includono l’occupazione di territori ucraini”. La falsità di questa affermazione sta negli accadimenti di queste ore.

La nostra politica si basa sulla libertà di scelta per tutti di determinare il proprio futuro e quello dei propri figli. E crediamo che sia importante che tutti i popoli che vivono sul territorio dell’Ucraina di oggi, tutti quelli che vogliono farlo, possano esercitare questo diritto, il diritto di scegliere”.

Affermazione sbalorditiva da cui si desume che dai “tutti” sono esclusi i cittadini ucraini ai quali viene negato con le armi il diritto di scegliere i propri governanti, anzi si chiede loro di cacciare con la forza quelli che hanno eletto.

Qui la dissociazione appare ai massimi livelli e fa intravedere non solo il Presidente di un grande Paese che si pone in antitesi con i valori e i principi fondanti della civile convivenza, ma anche una persona in preda ad ossessioni che gli fanno apparire deformata la realtà di cui parla.

4 – Infine la minaccia nei confronti di “coloro che possono essere tentati dall’esterno di interferire con gli eventi in corso” ai quali Putin dice: “La risposta della Russia sarà immediata e vi porterà a conseguenze che non avete mai affrontato prima nella vostra storia. Siamo pronti per qualsiasi sviluppo di eventi. Tutte le decisioni necessarie sono state prese a questo proposito. Spero di essere ascoltato”.

Mettendo insieme queste gravissime affermazioni con il richiamo precedente al fatto che la Russia “è oggi una delle potenze nucleari più potenti al mondo (…) e che nessuno dovrebbe avere dubbi sul fatto che un attacco diretto al nostro Paese porterebbe alla sconfitta e a conseguenze disastrose per qualsiasi potenziale aggressore”, si capisce che siamo di fronte alla minaccia di una ritorsione con armi nucleari.

Uno scenario che fa tremare solo ad essere evocato.