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L’alluvione di Casamicciola: le attività di ARPAC

by Claudio Marro
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L’Autore è Direttore Tecnico dell’Arpac.

 

L’alluvione del 26 novembre 2022, che ha colpito Casamicciola, sull’isola di Ischia, oltre a provocare la morte di 12 persone, ha comportato anche criticità ambientali, tra le quali la produzione di ingenti quantità di rifiuti, costituiti soprattutto da fanghi, terre e rocce, materiali edili provenienti dagli edifici pubblici e privati, fanghi dallo spazzamento delle strade misti a rifiuti domestici (elettrodomestici, mobili, etc.).

Tali rifiuti, da classificare ai sensi del D. Lgs. 152/06, Parte IV, art. 184, comma 2) prevalentemente come rifiuti urbani, “se giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua”, sono stati rimossi con tempestività dall’AMCA, società in house del Comune di Casamicciola con il supporto di SMA Campania (società in house della Regione Campania) ed accumulati provvisoriamente in appositi siti.

Molto importante è stato il ruolo di ARPAC ed in particolare del Dipartimento Provinciale di Napoli; i tecnici dell’Agenzia, infatti, hanno collaborato attivamente con il Commissario Delegato, individuato con OCDPC n° 948 del 30.11.2022 e con i Sindaci dei Comuni ischitani interessati, sia per individuare i siti di stoccaggio provvisorio dei rifiuti, sia fornendo il supporto tecnico per una classificazione a vista degli stessi rifiuti.

Ricordiamo, infatti, che in una situazione emergenziale come quella in oggetto è fondamentale intervenire tempestivamente nella rimozione dei rifiuti e ripristinare la viabilità per consentire la ripresa di una vita ordinaria (apertura scuole, servizi, attività produttive, ecc.) in condizioni di sicurezza.

Generalmente la rimozione dei rifiuti e la loro gestione deve avvenire previa classificazione (rifiuti pericolosi e non) e caratterizzazione mediante analisi di laboratorio: con i poteri straordinari conferiti al Commissario e con il supporto tecnico di ARPAC è stato possibile, ai soli fini della rimozione dei rifiuti, effettuare un classificazione a vista ed attribuire un codice EER provvisorio per consentire il loro trasferimento nelle aree provvisorie allestite anche con le prescrizioni dei tecnici dell’Agenzia.

Tali prescrizioni, comunque necessarie, nonostante il contesto emergenziale, sono state finalizzate a proteggere l’ambiente e la salute dei cittadini ovvero a ridurre la produzione di rifiuti, evitare la miscelazione di rifiuti potenzialmente pericolosi con quelli non pericolosi, separare tipologie omogenee di rifiuti anche al fine di valorizzarne il recupero. Utile in tal senso è stato l’elenco degli impianti regionali di gestione rifiuti, reso disponibile dalla Sezione Regionale del Catasto Rifiuti di ARPA Campania, con l’individuazione delle tipologie di rifiuti prodotti dalla frana potenzialmente gestibili.

Chiaramente, per le fasi di gestione dei rifiuti successive alla rimozione dai siti di stoccaggio provvisorio appositamente utilizzati, si riapplicheranno le ordinarie procedure di classificazione, caratterizzazione chimica, e gestione degli stessi, così come i controlli (ai sensi dell’art. 197, comma 2, del D.Lgs. n. 152/2006) che vanno effettuati dalla Città Metropolitana di Napoli con il supporto dei laboratori di ARPAC (che si è resa prontamente disponibile).

Una parte non indifferente dei rifiuti è costituita da rifiuti demolizioni e costruzioni che possono essere avviati a varie operazioni di recupero per la produzione di “aggregati riciclati” da utilizzare per rilevati, sottofondi stradali, rinterri, riempimento di scavi, terrapieni, massicciate, così come le terre e rocce possono essere recuperati per fini ambientali (riempimenti, ricomposizione morfologica, etc).

Più problematica sarà la gestione delle migliaia di metri cubi di materiale franato che occorre rimuovere nel più breve tempo possibile, sia per prevenire ulteriori tragedie sia per provare a ripristinare una vita normale sull’isola.

Infatti, oltre al materiale (definito antropizzato) già in parte rimosso come rifiuto dalle strade, piazze, abitazioni ed accumulato in siti di stoccaggio provvisorio precedentemente citati, restano sul campo ancora materiali, per lo più non antropizzati o poco antropizzati, costituiti prevalentemente da detriti, terreni, rocce, pietrisco, etc. la cui rimozione non è facile da attuare.

Purtroppo, sull’isola non ci sono cave da recuperare o comunque non sussistono siti dove questi materiali potrebbero trovare una loro allocazione permanente nell’ottica di un ripristino, di una ricomposizione morfologica o più genericamente di un recupero ambientale, tenendo anche conto che molte zone dell’isola sono a rischio frana.

Allo stesso modo non esistono sull’isola impianti di gestione dei rifiuti ed è molto difficile trovare spazi adeguatamente ampi per trattare questi materiali e renderli utilizzabili a costi sostenibili.

Altro problema che dovrà essere affrontato sarà anche il dragaggio del porto di Casamicciola invaso dai materiali trascinati dalla frana che ostacola le normali attività del porto.

Per la gestione di questi materiali la Struttura commissariale sta valutando varie ipotesi e scenari avvalendosi del supporto di autorevoli Enti quali il Ministero Ambiente, ISPRA, Università, il Dipartimento di Protezione Civile. Vi terremo aggiornati sugli ulteriori sviluppi.