All’indomani della tragedia del naufragio dei migranti nel mare di Cutro, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio dello scorso anno, Erri De Luca scrive questi versi. Terribili e disperati. Come una liturgia.
Prendete e mangiatene tutti.
Questi sono i corpi planati
a braccia aperte sul fondale.
In terra sono stati crocefissi,
ora sono del mare e di voi pesci.
Prendete e mangiatene tutti,
che non avanzi niente,
nessuna delle corde vocali
che hanno gridato a vento.
Fate questo in memoria di noi
che rimaniamo a riva.
Lasciatevi afferrare dalle reti
per essere venduti sul banco del mercato,
dove i sopravvissuti furono venduti.
Sarete sulle nostre tavole imbandite.
Di voi, sazi di loro, mangeremo tutto.
Conservate una spina per le nostre gole,
toglietela dalla corona dei perduti.
Per i pesci del Mediterraneo.