Salvatore Adduce è il presidente della Fondazione Matera Basilicata 2019. In passato è stato consigliere regionale della Basilicata, deputato e, fino a qualche anno fa, sindaco di Matera. Oggi siede in Consiglio comunale. Insomma, un politico radicato sul territorio che per molti anni ha lavorato al progetto Matera 2019.
Presidente, ce ne parli.
Io ho avuto la fortuna di essere protagonista di un lavoro, iniziato dieci anni fa, per candidare Matera a Capitale Europea della Cultura. Un lavoro che, già nel 2018, ha prodotto eventi di livello internazionale, per poi culminare quest’anno con iniziative di grandissimo valore culturale. Un percorso che ha visto il coinvolgimento della Regione, dell’Italia e dell’Europa. La Commissione Europea ci chiedeva, infatti, la dimensione continentale delle iniziative. Perché il programma non poteva essere mera rappresentazione di ciò che abbiamo qui, che pure è importante.
Di quale organizzazione si è avvalso?
Abbiamo costruito, negli anni, un comitato di promozione che ha funzionato fino al momento in cui Matera è stata scelta. Quindi, è stata costituita la Fondazione formata da cinque soggetti istituzionali: il Comune di Matera, la Regione Basilicata, la Camera di commercio della Basilicata, l’Università della Basilicata e la Provincia di Matera. La struttura poi è andata via via crescendo, avvalendosi di importanti personalità del mondo della managerialità culturale. Collaborazioni di livello straordinario e di respiro europeo.
La collaborazione istituzionale a livello nazionale ha funzionato?
In 10 anni di lavoro si sono succeduti ben 7 governi. Siamo stati quindi molto attenti a che, a livello politico, ci fosse la necessaria condivisione del percorso. Alla fine, il progetto ha avuto un positivo apporto istituzionale.
E quella con il mondo della cultura?
Abbiamo coinvolto istituzioni culturali di grandissimo livello. Penso per esempio al Teatro San Carlo di Napoli, ad alcune strutture di Ravenna e di Torino, alle università, a cominciare da quella della Basilicata. Ma anche il Mibac, il Miur, il Polo museale della Basilicata. Abbiamo avuto apporti da ogni parte d’Europa e non solo, Giappone in testa.
Matera si è distinta per il coinvolgimento della popolazione.
Sul tema della partecipazione della comunità, abbiamo giocato una carta decisiva, che si è rivelata un’arma straordinaria. Proprio ieri, abbiamo chiuso con una cerimonia, alla presenza del Ministro degli interni, il progetto capitali per un giorno, che ha visto ciascuno dei 130 Comuni della regione simbolicamente nominato, appunto, capitale per un giorno, sviluppando progetti specifici. Inoltre, uno degli elementi portanti è stato il nostro rapporto con le scuole di ogni ordine e grado, che hanno rappresentato un momento straordinario di animazione del lavoro culturale. Ma anche i quartieri della città, il mondo culturale locale, la scena creativa lucana e meridionale hanno partecipato a pieno titolo.
Se io dico riqualificazione urbana lei cosa mi risponde?
Che non era il compito del programma culturale di Matera 2019. Ma il Comune si è caricato di una parte di questo obiettivo, con investimenti significativi di sistemazione di diverse aree. Soprattutto gli ingressi alla città, che a volte appaiono come luoghi non luoghi. E’ stato fatto un discreto lavoro, ma non possiamo parlare di una vera operazione di rigenerazione urbana. Anche se ci sono le premesse per farla in futuro.
Ma davvero Matera capitale chiude?
Ovviamente, un lavoro così grande non può essere chiuso con il 2019. La prossima volta toccherà nel 2033 all’Italia esprimere la capitale europea della cultura. Sino ad allora Matera resta Capitale. Modificheremo lo scopo della Fondazione, con un accordo tra Comune, Regione e Governo nazionale, per mettere a frutto quello che abbiamo fatto in questi anni. Un esempio straordinario di lavoro culturale che cambia il destino di un luogo. Il prossimo 20 dicembre, prima della cerimonia conclusiva alla quale parteciperà il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, terremo una seduta solenne del consiglio di amministrazione. Parteciperanno i soci, il sindaco di Matera, il presidente della Regione Basilicata e i Ministri Franceschini e Provenzano, per convergere sulla decisione che questo lavoro non si dovrà fermare. Per quanto mi riguarda non è solo un auspicio, ma è un impegno programmatico.
Parliamo dei numeri che Matera 2019 ha fatto registrare.
Numeri eccezionali, con ricadute importanti sul piano economico. Ci sono operatori che hanno svoltato in questi anni. Basti pensare al fatto che, prima, in città avevamo soltanto 2.300 posti letto e oggi sono 7.000. Occupati al 41% contro il precedente 25%. Il Pil locale è aumentato di 7 punti e la previsione per il 2019 è di quasi il 2% di crescita. Siamo riusciti a creare una congiuntura super favorevole in un territorio del Mezzogiorno che è stato capace di alzare la testa e diventare un riferimento mondiale. Pensi che solo quest’anno, fino ad ottobre, abbiamo accumulato oltre 40.000 ritagli di comunicazione, capaci di mettere in moto 2 miliardi e mezzo di potenziali contatti. Un potenziale flusso interminabile di visitatori a Matera. Non turisti, ma abitanti culturali temporanei, cioè persone che si fanno carico del luogo come se fossero cittadini residenti. Credo che nei prossimi anni vedremo grandi trasformazioni sul nostro territorio grazie al lavoro svolto, e non esclusivamente da noi. Abbiamo attirato l’attenzione dei media a livello planetario. Abbiamo aumentato la nostra capacità produttiva sul piano culturale. Ma soprattutto abbiamo raccontato un luogo dove la cultura è diventata un elemento di trasformazione vera della vita delle persone.