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Napoli che legge

by Piera De Prosperis
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Napoli che canta, Napoli che balla, Napoli che festeggia, Napoli che ruba… ora c’è finalmente anche Napoli che legge, una tre giorni di pubblica lettura, sociale ed inclusiva dal 21 al 23 aprile. Giornate così distribuite: il 21 Letture dentro e fuori la scuola, il 22 Letture in città, il 23 Letture al Complesso monumentale di san Domenico Maggiore.

L’evento nasce dalla collaborazione tra il Comune di Napoli, il Centro per il libro e la lettura, l’Associazione Città che legge e il Patto per la lettura della città di Napoli, senza contare le numerose associazioni che hanno aderito all’iniziativa in occasione dei cento anni della nascita di Italo Calvino e di Don Milani.

Lo scopo dell’iniziativa è evidente, far leggere fin dalla più tenera età, far crescere giovani appassionati, coltivare nei più grandi e negli adulti il piacere di toccare l’oggetto libro, possederlo, amarlo. In più mi piace sottolineare che l’evento coinvolge luoghi strategici dell’educazione dei napoletani e non solo: la scuola, la città in quanto strade e quartieri, i siti storici. E’ da questa sinergia che può nascere una diversa consapevolezza della nostra città ormai diventata meta ambita dal turismo nazionale ed internazionale. Senza la cultura che nasce soprattutto dalla lettura potremmo non ridurre a solo guadagno la svolta che sta avvenendo per Napoli. Far crescere culturalmente i cittadini è il solo modo perché tutto quanto accade diventi patrimonio comune e possibilità di effettivo e definitivo rilancio. E questo a mio avviso vale anche per ciò che ruota intorno al calcio, a quello che sarà l’evento clou (per scaramanzia è meglio non nominare).

Napoli che legge, dunque, nello specifico Calvino e Don Milani. L’occasione del centenario di entrambi consentirà una rilettura con occhi moderni delle Città invisibili del primo e di Lettera ad una Professoressa del secondo. Testi attualissimi. Marco Polo nel raccontare a Kublai Kan il suo percorso cerca di dare un ordine logico e coerente al succedersi delle città e di creare un ordine nella sua mente. In quale ordine porrebbe l’esploratore veneziano questa nostra caotica città? Il caos che caratterizza la nostra quotidiana realtà potrebbe avere una sistemazione ai suoi occhi?

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Il motto della scuola di Don Milani è: I care, ovvero mi riguarda, mi sta a cuore, mi prendo cura. Alle pareti della scuola del piccolo borgo di Barbiana era appeso un mosaico fatto dai ragazzi della scuola raffigurante un ragazzo con l’aureola intento a leggere un libro. Anche in questa celebrazione che vuole essere un riconoscimento della modernità di Don Milani c’è tutta la preoccupazione per una scuola che oggi non sembra interessata al prendersi cura ma a creare competizione e dislivelli.

Vi invito quindi a partecipare, ci saranno letture di brani scelti dagli alunni delle scuole primarie e secondarie che hanno progettato il loro percorso con gli insegnanti, drammatizzazioni, interventi di esperti e tanto altro.

www.comune.napoli.it/napolichelegge