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Pasolini visto dall’8 marzo

by Piera De Prosperis
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Se Pasolini fosse ancora vivo. In occasione del centenario della nascita di PPP si sente spesso nei media formulare questa protasi irreale, ipotizzando un suo impossibile intervento chiarificatore in questioni che viviamo oggi al limite dell’assurdo, anzi ai confini della realtà. Mi riferisco ovviamente all’epidemia da Covid e alla guerra in atto ai confini dell’Europa. Chissà se l’intellettuale scomodo per eccellenza, testimone provocatorio del suo tempo ci saprebbe dare un parere, una riflessione illuminanti. Richiamarsi a chi nella sua vita ha subito critiche feroci, isolamento, reazioni ostili per farne post mortem un santino è un comportamento usuale. E’ più facile avere a che fare con i morti che non parlano che con chi ha sempre fatto della scandalosa ricerca il motto della sua vita. Della donna, visto che siamo al famigerato 8 marzo, cosa pensava PPP? Quali erano le sue figure di riferimento e, dato che negli anni ’70 le battaglie femministe erano esplose con tutta la loro carica innovativa, quale il suo giudizio?

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

Sono alcuni versi della straordinaria poesia Supplica a mia madre, figura determinante nella sua formazione ma anche forse ostacolo freudianamente insormontabile nella sua evoluzione. Amore materno tirannico e dominante. Donna/madre, quindi binomio indissolubile nell’immaginario maschile.

Ma sia in Scritti Corsari che in Lettere Luterane l’attenzione di Pasolini si rivolge alle giovani donne protagoniste della lotta per la conquista dei propri diritti, una stagione eroica per noi tutte che ci vedeva in piazza, votare ai referendum, inneggiare alle battaglie civili.

Eppure Pasolini riconosceva in noi una mutazione antropologica funzionale al sistema. Nel dilagante consumismo anche le donne, le giovani donne, i loro corpi, erano strumento di potere passivo perché dominato dal potere economico.

In un articolo pubblicato sul Corriere della sera con il titolo Sono contro l’aborto e poi inserito negli Scritti corsari (19 gennaio 1975. Il coito, l’aborto, la falsa tolleranza del potere, il conformismo dei progressisti), egli premette di essere contrario all’aborto perché legalizzazione dell’omicidio. Ma aggiunge: L’aborto legalizzato è infatti, su questo non c’è dubbio, una enorme comodità per la maggioranza. Soprattutto perché renderebbe ancora più facile il coito, l’accoppiamento eterosessuale, a cui non ci sarebbero più praticamente ostacoli. Ma questa libertà del coito della “coppia”… da chi è stata tacitamente voluta? …dal potere dei consumi, dal nuovo fascismo. Esso si è impadronito delle esigenze di libertà, diciamo così, liberali e progressiste e, facendole sue, le ha vanificate, ha cambiato la loro natura.

La libertà di decidere del proprio corpo, la scelta autonoma di essere madre sarebbero per Pasolini il frutto di un inganno: la libertà sessuale viene regalata dal potere, è indotta e imposta perché si crei il mercato dei bisogni della coppia. Una lettura a dir poco spiazzante, decisamente controcorrente ma che denota il mancato riconoscimento del principio dell’autodeterminazione della donna. Del resto PPP non saprà della forza delle opposizioni clericali che con l’obiezione di coscienza hanno da allora depauperato in maniera consistente la forza della legge 194. In quel famoso articolo Pasolini sottolineava, inoltre, come tutto ciò che risulta diverso dalla coppia etero, fosse ignorato e respinto. Il tema dell’omosessualità come diversità, “negritudine”, minoranza oppressa la accomuna alle donne. Pasolini non poteva avere, per una questione di tempistica storica, una visione intersezionale delle lotte per i diritti, tuttavia donne e omosessuali risultano già nella sua analisi vittime del potere.

Cosa dice oggi Pasolini a noi donne? Se Pasolini fosse ancora vivo sarebbe ancora una volta la voce critica, invitandoci ad attuare un capovolgimento di punti di vista, a guardarci dal di fuori per capire più chiaramente dove siamo arrivate e dove potremmo arrivare senza essere alibi di nessuna strumentalizzazione politica e culturale.

Buon 8 marzo a tutti