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Polonia – Bielorussia

by Giulio Espero
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Molti commentatori internazionali definiscono la Bielorussia uno buffer state, ovvero uno stato cuscinetto tra la grande madre Russia e l’Unione Europea. Il presidente Alexander Lukashenko è stato rieletto per la sesta volta ad agosto del 2020. La UE ha fortemente contestato la regolarità di queste elezioni accusando apertamente il presidente, oltre che di brogli e palesi violazioni dei diritti umani, di un autoritarismo sempre più duro. Finché il 2 ed il 21 giugno scorsi ha imposto pesanti sanzioni contro la Bielorussia.

A partire da quel momento, le acque si sono decisamente agitate. Lukashenko ha dichiarato apertamente che non avrebbe più contribuito alla lotta all’immigrazione clandestina, permettendo di fatto il transito verso Ovest dei migranti. Si è arrivati così ai noti episodi dello scorso 8 novembre, quando un cospicuo gruppo di circa tremila migranti, in maggioranza curdi e iracheni, ha tentato di forzare il labile confine tra la Bielorussia e la Polonia. La quale ha immediatamente chiuso le frontiere.

Pare che i migranti siano stati addirittura portati in Bielorussia con appositi voli charter e poi “accompagnati” al confine polacco. Non saremmo quindi in presenza di lunghe processioni di migranti e profughi che risalgono a piedi il continente sino al confine con la Polonia, ma di un deliberato atto di ostilità da parte di un presidente/dittatore che assolutamente non vuole scomparire sotto il peso delle sanzioni europee.

Varsavia ha accusato esplicitamente Minsk della vicenda. La Merkel ha invitato la UE ad intervenire. La stessa presidentessa della Commissione Europea ha invitato i 27 Stati membri ad approvare ulteriori sanzioni contro la Bielorussia. Si è parlato addirittura di “attacco ibrido”.

Le autorità bielorusse devono capire che fare pressioni sull’Unione Europea in questo modo, attraverso una cinica strumentalizzazione dei migranti, non li aiuterà a raggiungere i loro scopi … l’uso dei migranti per scopi politici è inaccettabile”. Lo ha dichiarato Ursula Von der Leyen, specificando che l’UE valuterà anche come sanzionare le compagnie aeree di Paesi terzi che hanno portato i migranti in Bielorussia.

I confini di fatto sono stati militarizzati. Sottotraccia si combatte la guerra dei gasdotti e dello stesso prezzo del gas, che sta mettendo in crisi l’Europa e anche l’Italia. Benché la Bielorussia non sia fornitore di gas in senso stretto, ma un paese attraversato dai gasdotti che partono dalla Russia, Lukashenko ha spavaldamente minacciato di chiudere i rifornimenti di gas naturale che passano per il suo paese. “Noi riscaldiamo l’Europa e loro minacciano di chiudere il confine. Ma che succede se gli tagliamo il gas?”.

Difficile immaginare che Lukashenko non abbia sulla faccenda l’appoggio di Putin. Il quale, però, consultato prontamente dalla Merkel, ha ovviamente negato ogni coinvolgimento della Russia.

Plotoni di soldati che vengono spostati al confine. Esercitazioni aeree chiaramente provocatorie. Dichiarazioni di fuoco sui media. Insomma le cose si stanno complicando maledettamente . Sebbene con l’inverno alle porte la disputa, più che militare, appare chiaramente commerciale (ma non è detto che sia meno preoccupante).

Quasi quasi, l’unico Paese a guadagnarci sembrerebbe la Polonia. Che dopo il violento scontro con l’UE di qualche settimana fa (ricorderete la questione della Polexit) ha incassato la solidarietà unanime di tutti i paesi membri. I quali, udite udite, hanno promesso al governo di Varsavia aiuti economici per opporre ostacoli lungo la sua molto penetrabile frontiera.

Nuovi muri all’orizzonte.