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Progetto EAV, al primo colpo di piccone Pompei antica risponde presente

by Federico L.I. FEDERICO
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Forse non è stato il piccone, che ormai si usa poco sui cantieri edili, ma certo è che Pompei antica non si è fatta attendere e batte il proprio primo colpo già all’inizio dei lavori dei Cantieri dell’ormai famoso, ma per molti cittadini pompeiani sempre famigerato, Progetto EAV.

Infatti è stato effettuato un primo rinvenimento già all’inizio dello scavo per la sottovia del primo tratto di Via Lepanto, quella fondamentale per chi provenga dall’Autostrada Na-Sa, casello di Scafati-Pompei Est, in quanto sottopassa i binari delle linea Ferrata ex Circumvesuviana e porta al di là di essi l’automobilista diretto all’area Vesuviana e Sarnese.

Qualcuno dei No-Tutto, fieri avversari del Progetto EAV, già sussurra che la donatrice dei beni ai poveri di Pompei, la nobildonna Concetta d’Arienzo si stia già vendicando per la prevista demolizione della Cappella della Casa di Riposo a lei dedicata.

Non si conosce l’epoca del reperto. Che poi sia proprio quella della Pompei romana, si vedrà. Ma è certamente un reperto appartenente alla Terza Pompei, come chi scrive ama definirla. La Pompei immanente la quale esiste da ben prima della Pompei Romana distrutta dal Vesuvio e famosa nel mondo. La Pompei civile che ancora oggi è più viva che mai.

Alla ricerca delle sue radici abbiamo dedicato anni di ricerche e studi e un libro. Ciò ci consente di affermare – e con buona probabilità di essere nel vero – che la quota del ritrovamento, meno di un paio di metri di profondità dalla quota di campagna attuale, ci fa pensare a tempi più recenti, certamente non a quelli romani, né tantomeno a quelli preromani.

Il tipo di reperto – e soprattutto la sua quota abbastanza superficiale – ci fa pensare, per esempio, al tracciamento e alla realizzazione della murattiana Via Regia delle Calabrie, che ci porta comunque a cavallo tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. In quel tempo la Pompei attuale si riduceva a un grumo di case, casali e cellai sparsi intorno al quadrivio dove si incrociavano due direttrici fondamentali, la mare/terra della strada che da Castellammare portava a Nola e la direttrice che da Napoli portava lungo la costa pedevesuviana verso Nocera e di là poi a Salerno o nelle Calabrie.

Più o meno, appena qualche metro più sotto della attuale via Lepanto. giace infatti la via di Nuceria, che dalla omonima Porta urbana della Pompei antica, portava a Nocera. Non sappiamo se il proseguire dello scavo la intercetterà: dovremmo essere veggenti o in possesso dei dati che il Parco Archeologico detiene: grazie ai saggi preventivi alla edificazione, che a Pompei si eseguono ininterrottamente dagli anni Ottanta del Novecento. Ma non sappiamo se la Soprintendenza archeologica, oggi Parco, ne abbia conservato la mappatura e ne abbia fatto un database.

E, se ha trovato il tempo di farlo, almeno per il Progetto EAV…

Dunque, non ci sbilanciamo più di tanto limitandoci a “leggere” i pochi elementi che possiamo trarre dalle foto scattate avventurosamente per una serie di difficoltà di accesso nell’area del cantiere EAV. E questo è un aspetto che non ci convince.

La voce del rinvenimento del reperto lapideo, forse una pietra miliare, si è sparsa velocemente nel pomeriggio, mentre nelle ore precedenti si erano svolti i concitati momenti del ritrovamento seguito dalla incertezza dell’individuazione della Soprintendenza competente per il reperto appena trovato in cantiere.

Perché parliamo di incertezza? Ebbene, lo abbiamo più volte scritto il perché. Lo riscriviamo dunque a parole più chiare. La riforma del Ministro Franceschini è criticata aspramente dalla quasi totalità degli addetti ai lavori nei Beni Culturali. Ma nello specifico del territorio pompeiano essa raggiunge vertici biechi e inaccettabili di disfunzionamento. In tutto questo, ovviamente si è fatta sentire la mano del non rimpianto Osanna, il quale ha ispirato il Ministro che lo ha portato ai fasti romani.

Il risultato è stato quello di disegnare un incomprensibile territorio di competenza del Parco archeologico di Pompei.

Lo abbiamo scritto e detto in più occasioni e sedi. Ma, mentre noi denunciavamo queste disfunzioni, erano tutti intenti a fare da spettatori ai balletti mediatici dei protagonisti, alle sviolinate reciproche tra grande Stampa e grande Politica (ndr: si fa per dire… e lo abbiamo visto, purtroppo!). Insomma, piovevano a dirotto annunci sull’aumento dei visitatori, sulle scoperte a tempo e le riscoperte a orologeria.

Ma… de che? Avrebbe detto il romanaccio Alberto Sordi:

Facciamo un immediato esempio: l’estensione territoriale del Parco Archeologico di Pompei è talmente cucita su misura che oggi in cantiere non si sapeva se il reperto dovesse essere affidato ai funzionari del Parco di Pompei o a quelli della Soprintendenza di Napoli.

Infatti è certo che, se il reperto fosse stato trovato all’inizio di Via Lepanto dalla Piazza B. Longo, la competenza sarebbe stata del Parco di Pompei. Se però alla fine della stessa via Lepanto, sarebbe toccata alla Soprintendenza di Salerno per competenza provinciale…

Che fine ha fatto, dunque, l’Ager Pompeianus? E la Buffer Zone UNESCO a cosa è servita?

Soltanto alla attribuzione dei milioni di euro del PNRR, escludendo la Città di Pompei?

Diciamo pure che eravamo ormai arrivati a un livello di follia che rasentava la… demenza!!