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Editoriale. La solitudine dell’Umanità

by Pasquale Cuofano
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solitudine

In questo tempo “dilatato”, fatto di distanziamento sociale e di permanenza “forzata” in casa, ci ritroviamo spesso a riflettere: l’uomo, mai come adesso, avverte la solitudine e con lui sembra sola l’intera Umanità. Una contraddizione, l’umanità è fatta di uomini, moltitudine, suoni, di presenza non di vuoto. Ma oggi il suono del silenzio delle strade è assordante, è un silenzio anomalo, è l’assenza di chi per non essere di “danno” all’altro, prima che a se stesso, deve vivere quasi un eremitaggio, un peso che sta diventando insopportabile. Il tempo passa tra pensieri, ricordi… flash di immagini, fotografie, di abbracci… ricordi di letture, poesie amate… Torna alla mente Quasimodo e la sua “Ed è subito sera”:

 

Ognuno sta solo sul cuore della terra

trafitto da un raggio di sole

ed è subito sera

Poesia essenziale, versi scarni, amari, che acutamente tratteggiano la solitudine esistenziale e la velocità con cui si esaurisce la parabola della vita. Ogni essere umano vive in solitudine, illudendosi di trovarsi al centro del suo mondo (il cuore della terra) e sembra godere di un raggio di sole ma in realtà ne viene trafitto, come da una freccia, ed alla fine del giorno giunge la sera, il buio della notte in cui tutto si ingigantisce, assume contorni inquietanti. La sera è la metafora della morte.

Pensare che l’uomo fino a qualche mese fa appariva sicuro, invincibile, talvolta inavvicinabile al punto da evitare il suo simile diverso per condizione sociale, cultura, colore. Non immaginava minimamente che un nemico invisibile, il Covid-19, lo stava mettendo di fronte alla sua fragilità e al bisogno di salvezza. Si è trovato all’improvviso in una situazione surreale, inimmaginabile, e per far fronte al dolore ed alla solitudine interiore ha bisogno degli altri, di calore umano, fratellanza, sicurezza di non essere abbandonato. Ha bisogno di fissare il raggio di sole della speranza.

Per questo le regole di distanziamento sociale sono un duro sacrificio, soprattutto per chi è già solo o si sente solo; l’uomo è un “animale sociale”, per sua natura è portato a vivere in mezzo agli altri e con gli altri. Oggi manca un abbraccio, una carezza, un bacio, un gesto di tenerezza da offrire, però questo momento durissimo ed inatteso è anche un’opportunità di crescita civile e morale destinata a gettare le basi di un futuro migliore.

La gara di altruismo e solidarietà di questi giorni durissimi lo conferma: basti pensare ciò che avviene nei quartieri più poveri di Napoli, dove dai balconi dei vicoli stretti, si calano i panieri per la spesa con la scritta “CHI PUO’ METTA – CHI NON PUO’ PRENDA”. E’ la battaglia per sostenere la vita in comunione con il pensiero di Papa Francesco “Nessuno deve restare indietro”.

Come trascorrere allora queste ore? Dove trovare forza e coraggio? Chi può farlo si lasci portare da qualche bel libro a pensare, a sognare, a viaggiare virtualmente nei meravigliosi e molteplici luoghi d’Italia, si perda nella verità e bellezza di una poesia, oppure nella solitaria e religiosa preghiera per se stesso, per i sofferenti e le persone care.

La “sera” di Quasimodo può diventare riposo dalla fatica quotidiana, rifugio, riparo, nido in cui ritornare, l’angulus ridet (l’angolo che mi rende felice) del poeta latino Orazio. Il luogo in cui ritrovare una dimensione sentimentale, di rivalutazione delle piccole cose e gioie della vita, quelle che ne costituiscono la vera essenza, la semplicità nella quotidianità.