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Una passeggiata nel Medio Evo

by Luigi Gravagnuolo
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Non c’è alcun bisogno di una fiabesca macchina del tempo per vivere il Medio Evo da vicino. Quello vero, non quello rifatto, come in quelle feste cittadine con i figuranti in costumi d’epoca, re, principi, dame e cavalieri ad uso e consumo di turisti e festaioli.

Ogni anno, da centinaia di anni, al Santuario di Maria Santissima Avvocata, sul Monte Falerzio, che divide Cava de’ Tirreni da Maiori, il lunedì successivo alla Pentecoste per i Cavesi ed in quello successivo per i Maioresi, si svolge un pellegrinaggio devozionale unico, o per lo meno raro in Campania ed in Italia.

A partire dal venerdì che precede la Pentecoste, migliaia di Cavesi, donne, bambini, anziani, a piedi, con cavalli, muli, somari si avviano verso l’Avvocata, valicano la cima del Monte Falerzio, sui mille metri, e raggiungono l’eremo-santuario ad 827 metri slm. Si accampano nei boschi e nella piccola rada, che circondano l’eremo e la sacra grotta, e cominciano a consumare le loro masserizie tra tammurriate, balli e vino a volontà, in attesa che la Madonna Avvocata Nostra esca dalla chiesetta e venga portata in processione nella grotta, là dove nel 1485 apparve più volte al pastorello Gabriele.

A parte le avanguardie, il grosso dei pellegrini si muove il lunedì mattina. A partire dalle 4:30 circa, una fiumana di persone comincia ad arrampicarsi per gli otto km che separano il sagrato dell’Abbazia Territoriale della SS. Trinità, alla cui giurisdizione canonica il piccolo santuario fa capo, dall’eremo. Il dislivello è di 600 mt; per chi sa di montagna, non proprio pochi. Chi è allenato impiega circa due ore per raggiungere la meta, i più giovani e robusti anche un’ora e mezza. Chi qui scrive ne impiega 4 e mezza, ma ce la fa ancora.

Il percorso è incantevole, con squarci mozzafiato sulla Costiera Amalfitana che alleviano la fatica della salita e ridiscesa. La cosa più suggestiva è il ‘paesaggio umano’ che vi si incontra. Panni stesi su fili attaccati agli alberi, capanni rudimentali fatti di pezze e coperture di teli di plastica, adulti, anziani, bambini, pecore, cani, animali di ogni sorta che si dividono il cibo raccogliendosi attorno a tavole grossolane ed a fuochi circondati da pietre e coperti da piastre di ferro battuto, a mo’ di fornelli. Nessuno resta senza mangiare e bere, chiunque si avvicini ad una ‘postazione’ è bene accetto. Unico obbligo è la preghiera comune avviata dal capo-postazione prima di prendere il pasto.

Gli odori, i volti presepiali, gli abbigliamenti rurali, tutto trasporta la mente al Medio Evo perduto. Solo uno strano mostro volante, gigantesca libellula ci riporta ai nostri giorni. Svolge il prezioso servizio di trasporto per i disabili o per chi comunque non ce la farebbe ad arrivare a piedi, ma non vuole mancare, e di ambulanza. Che poi non è una cautela eccessiva. Quel percorso è costellato da frequenti edicole votive, con le foto di chi ci ha lasciato la vita ed alcune lapidi in ricordo di quelle anime, che cercarono il paradiso salendo la montagna sacra. Quella libellula di acciaio volante si chiama elicottero.