Home CulturaLE CITAZIONI Bobbio. C’è un rimedio al male della guerra?

Bobbio. C’è un rimedio al male della guerra?

Norberto Bobbio

by Ernesto Scelza
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Nella Prefazione del 15 giugno 1997 al suo oramai capitale “Il problema della guerra e le vie della pace”, dopo il crollo del ‘Muro di Berlino’ e la vittoria dell’Occidente nordamericano sull’impero sovietico, di fronte al dilagare della guerra nella ex Jugoslavia, il grande filosofo e giurista Norberto Bobbio appone queste disincantate considerazioni: “Ci siamo sempre illusi che la guerra che stavamo combattendo sarebbe stata l’ultima guerra. Il momento in cui ci si poteva abbandonare a questa illusione, è stata la fine del conflitto mortale tra le due maggiori potenze del mondo. L’illusione è durata poco”.

 

«Non bisogna nascondersi che la situazione di questo (secondo, ndr) dopoguerra era obiettivamente difficile. La guerra era finita con la vittoria di una coalizione di alleati uniti non per amore ma per forza. In una lotta mortale fra tre sistemi in conflitto fra loro, democrazia, fascismo, comunismo, era inevitabile che fosse sconfitto quello dei tre che si era trovato di fronte coalizzati contro di lui gli altri due (…).

Al contrario della prima guerra mondiale, che aveva acceso la speranza di essere l’ultima guerra, la guerra che pone fine a tutte le guerre, quando finì la seconda guerra mondiale, questa speranza non si aprì agli osservatori più illuminati. Non era ancora finita la guerra calda che già cominciava la guerra fredda. La seconda guerra mondiale fu considerata da molti, tanto da una parte quanto dall’altra, non l’ultima, ma, se mai, la penultima.

Tuttavia… la terza guerra mondiale non è scoppiata. Era dunque possibile ciò che non era mai accaduto nei secoli passati, che un conflitto tra grandi potenze finisse con la vittoria di uno dei due avversari senza che fosse necessario il ricorso alle armi.

Dopo la seconda guerra mondiale, nei rapporti fra gli stati si erano trovati, fianco a fianco senza mai incontrarsi, due sistemi di rapporti internazionali diversi: il vecchio fondato sull’equilibrio con la sola differenza che le potenze del sistema in equilibrio instabile erano ormai soltanto due e non più di due, come nei secoli precedenti, e il nuovo sistema, nato con le Nazioni Unite, che si potrebbe chiamare il sistema del ‘potere comune’. Non solo il vecchio ha continuato a sopravvivere durante tutti quegli anni accanto al nuovo, ma nella risoluzione del conflitto tra le due superpotenze, il nuovo sistema, quello delle Nazioni Unite, paralizzato dal diritto di veto, non ha avuto nessuna parte.

(…) La verità è che, nonostante gli innumerevoli istituti di ricerca sulla pace sparsi nelle più diverse parti del mondo, non sappiamo nulla o quasi nulla delle cause delle guerre: economiche, sociali, politiche, ideologiche, religiose, nazionali e, come in questi ultimi tempi, tribali ed etniche. Ma come si può trovare il rimedio ad un male di cui non conosciamo la causa?

(…) Ho partecipato anch’io a marce per la pace negli anni della guerra fredda, nonostante la preferenza più volte dichiarata per il pacifismo istituzionale. Se le gambe mi reggessero, lo farei ancora. Lo farei ancora, perché? Perché so che se anche tutti i contadini del mondo si unissero per far piovere, la pioggia, qualora cadesse, non dipenderebbe dalle loro invocazioni. Non ho dubbi, invece, che, se tutti i cittadini del mondo partecipassero a una marcia della pace, la guerra sarebbe destinata a scomparire dalla faccia della terra.»

Norberto Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace (Prefazione alla IV edizione).