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Addio all’agendina di Gianni Minà

by Piera De Prosperis
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Morto Minà. Viva Minà. Non è così. Questa formula non è verificata per il giornalista scomparso il 27 marzo, perché un altro Minà non si rifà così facilmente.

Stiamo parlando di un professionista che ha saputo coniugare la capacità di far emergere dalle persone intervistate la loro anima più vera e i loro sentimenti più profondi con il garbo ed il rispetto dovuto all’altro, mai ponendosi al centro dell’attenzione mediatica ma facendo in modo che davvero le domande consentissero di mettere in giusta luce l’interlocutore. Stiamo parlando del documentarista che sapeva rendere l’atmosfera di un luogo nella sua esatta realtà senza sdolcinature e concessioni al pathos. Ma stiamo parlando anche del brillante intrattenitore che seppe negli anni ‘80 farci trascorrere i lunghi pomeriggi domenicali in compagnia di ospiti inaspettati ed internazionali.

Possibile che non ci sia nessuno nel panorama giornalistico che abbia le sue stesse qualità, capacità e competenze? Forse sì ma il fatto che non ci sarà più un altro Minà è nel profondo cambiamento che il modo di comunicare ha avuto negli ultimi decenni, spesso tracimando nel voyeurismo della sofferenza o della felicità. Siamo cambiati noi ed è cambiato il giornalismo? O è cambiato il giornalismo e siamo cambiati noi? le frasi sono biunivoche. Con i social di oggi e la loro velocità comunicativa sembrerebbe possibile un’intervista di 16 ore a Fidel? O a Maradona dopo l’eliminazione dell’Italia dalla Coppa del mondo? In un’intervista del 2016 rivelò di essere in possesso di alcuni filmati privati di Diego Maradona, delle sue sedute con gli psicologi quando stava provando a disintossicarsi dalla cocaina. La domanda che oggi sorgerebbe spontanea : perché non ce li ha mai mostrati? Minà non avrebbe mai dato spazio alla pornografia della notizia che avrebbe messo crudelmente a nudo uno sportivo, specie se così fragile come il Pibe. Oggi non ci sarebbe stato alcuno scrupolo, anzi ci si sarebbe gettati sulla notizia, cannibalizzandola.

Sono scomparsi anche i politici di un tempo: mostri sacri, depositari di ideologie più o meno condivisibili. Immaginate Putin con un  Minà di oggi? Cosa si direbbero per tante ore? Conta di più l’immagine, il rendersi gradito attraverso il contatto più semplice, immediato e non impegnativo possibile. Pensiamo alla Meloni che fa l’imitatrice di sé stessa o la Schlein che strimpella sul pianoforte.

Non è il giornalismo che il vero ed unico Gianni Minà avrebbe voluto fare. Il suo intento programmatico era rappresentare la realtà per com’è, non per come vorremmo che fosse. Far capire alla gente attraverso le immagini ed i commenti uomini e vicende del nostro paese e del mondo, perché compito del servizio pubblico è educare e far comprendere. Il mondo è cambiato e nessun Minà in quei termini e con quelle proposte operative potrà più esserci.

Di Minà e della sua agendina ricorderemo molto.