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Autunno pompeiano, prove tecniche di futuro

by Federico L. I. Federico
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In questo Autunno pompeiano del 2021, era del Covid, si sono svolti due eventi notevoli: lo Street Art Festival e il Gran Premio internazionale di Archeologia Amedeo Maiuri inserito nella tre giorni di “Pompei è Città”. Contemporaneamente, l’enogastronomia dei tanti ristoranti sta ricevendo grandi picchi di consenso. Tutto bene quindi? Non proprio.

Intanto va registrata la scarsa affluenza di pellegrini e turisti alla Supplica ottobrina. Inoltre, la estrema rissosità della politica locale tra denunce e querele sta varcando i limiti del sopportabile agli occhi della gente comune.

Se poi ci spingiamo e a intravedere i profili confusi del futuro prossimo venturo non vediamo granché di buono per Pompei. Sarà il futuro del post-Cartiera e del Maximall POMPEII, che poi pompeiano non è, avendo esso salde radici nella sterminata area dell’ex Italtubi di Torre Annunziata.

E intanto c’è chi come me, appena qualche giorno fa, si sente domandare a Milano a che punto sta la costruzione del nuovo centro Commerciale di Pompei e, distrattamente, risponde: quale? La risposta, ovvia e inattesa – in forma di domanda – è questa: ma come, non conosci il Megacentro Commerciale Maximall in costruzione?

Dopo avere farfugliato confusamente le mie scuse – dicendomi distratto – ho cercato poi inutilmente di spiegare che, in verità, il Maximall Pompeii semplicemente non ricade nel territorio comunale di Pompei e quindi, non è conquista da attribuire a Pompei, ma piuttosto una perdita da assegnarle. Senza se e senza ma.

Peraltro, nessuno dei Sindaci e dei Commissari prefettizi dell’ultimo ventennio ha mai avuto tempo, voglia o interesse a “proteggere”, nei modi consentiti dalla Legge, l’uso e l’abuso del nome di Pompei, che quotidianamente troviamo usato in prodotti commerciali d’ogni tipo, come brand accattivante e suggestivo di beni prodotti altrove.

Noi non vogliamo remare contro lo sviluppo della vicina Torre Annunziata. Anzi, a nostro modesto avviso, l’ex regina dell’arte bianca – descritta da Maria Natale Orsini nel suo romanzo Francesca e Nunziata – forse non troverà nel Maximall la risposta attesa per il proprio futuro. E rischierà la desertificazione del proprio antico tessuto commerciale e artigianale dalle mille risorse, tipiche delle città di mare.

Invece, noi pensiamo che al mare debba legarsi il futuro di Torre Annunziata. Al rilancio del Mercato del Pesce – che finalmente riparte – al Porto e agli attracchi turistici che il Porto torrese consente con i collegamenti alla dorsale autostradale e ferroviaria a monte del Vesuvio. Da quella direttrice – oltre che dalle grandi navi da Crociera – arriveranno i flussi turistici. Il definitivo decollo dell’aeroporto d’area salernitana a Pontecagnano questo comporterà.

E, ovviamente, Torre Annunziata dovrà puntare anche sulle proprie risorse archeologiche, connesse fortemente a quelle del comprensorio vesuviano, con al centro la realtà degli Scavi di Pompei, quando e se si avrà mai un vero Hub intermodale ferroviario turistico a Via Plinio, nei pressi della più famosa porta d’accesso agli Scavi di Pompei: Porta Marina.

Intanto, il ponte cavalcaferrovia ex FFSS che è stato realizzato da ormai circa un anno, non si sa perché non venga inaugurato. Anzi lo si immagina, vista la sua angusta carreggiata, del tutto inidonea all’area più frequentata dal turismo internazionale nell’ultimo secolo.

Un ponte cavalcaferrovia che chi scrive non ebbe esitazione a battezzare come opera stradale degna di Roccapipirozzi, piccolo e grazioso paesino del preappenino molisano. Non me ne vogliano i Roccolani. Essi però converranno con me che i Pompeiani, quelli antichi e quelli di oggi – e soprattutto la frontistante Porta Marina degli Scavi – meritavano un ponte cavalcaferrovia degno dei tre o quattro milioni di persone che arrivano o partono da quell’area, provenienti da tutto il mondo. O no?

E la chiudo qui, perché attendo, come tutti, gli esiti amministrativi o giudiziari dei lavori in corso nella centralissima via Lepanto, ex statale 18, finanziati dalla Regione Campania. Lavori di una qualità discutibile e discussa. Fatti per l’area pedonale più grande d’Italia, estesa dalla Città antica a quella moderna per due o tre chilometri, come lo sceriffo salernitano annunciò. Ma gli alberi veri esistenti a Via Lepanto nel Centro città pedonalizzato – pronti a dare tregua alle sue feroci calure estive – verranno estirpati, o condannati alla morte silente della ripiantumazione.

Come dire: una foglia di fico indecente più dei genitali che ricopre.

Il futuro per Pompei dovrebbe essere quindi quello di diventare il centro commerciale naturale del comprensorio vesuviano, in alternativa ai panorami urbani di plastica dei megacentri commerciali. Ma senza un grande attrattore museale la Città di Pompei non potrà svolgere appieno il proprio ruolo nel Piano di Gestione Unesco, mentre il Museo pompeiano nella Reggia di Quisisana le toglie ogni chance.