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Editoriale. U.S.A. E pluribus unum, vittoria della democrazia.

by Pasquale Cuofano
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L’Europa occidentale ha una lunga tradizione di governi democratici e per questo la democrazia appare scontata e definitiva. Eppure la democrazia è un sistema fragile che va costantemente difeso e tutelato, un modo di governare una comunità, non sempre l’unico, come è di fatto l’azione apparentemente democratica dei governi in alcune nazioni. L’attuale sistema democratico in Italia è una conquista seguita ad un regime e ad una guerra disastrosa accettata supinamente dalla monarchia, ma anche da una buona parte della popolazione imbevuta da dottrine identitarie, imperialiste e sovraniste propagandate dagli esclusivi mezzi di comunicazione dell’epoca dal nazifascismo. Nella storia italiana la democrazia è stata spesso in pericolo, basti pensare ai tentativi eversivi di golpe, le stragi, le Brigate Rosse, lo stesso assassinio di Aldo Moro, duro colpo alla stabilità dello Stato italiano. Il potere democratico può essere definito perciò una conquista da realizzare giorno per giorno, da difendere e migliorare in quanto non esiste una democrazia “compiuta” ma piuttosto perfezionabile attraverso la partecipazione politica, sociale ed economica dei cittadini. La prima esperienza di democrazia nasce in Grecia e significa “potere del popolo” ed esercitata direttamente singolarmente da ciascun ammesso al voto. Nelle assemblee pubbliche i cittadini greci si confrontavano, discutevano, decidevano, legiferavano e, a turno, assumevano cariche di governo, amministrative e giudiziarie. Tanto era consentito dal numero esiguo degli aventi diritto ad una buona istruzione, ad un livello sociale ed economico soddisfacente, alla possibilità di spendere tempo grazie alla presenza di schiavi, in genere stranieri, e donne che svolgevano i lavori pesanti. Solo nel Settecento, a seguito della Rivoluzione francese e americana, possiamo dire che il concetto di democrazia si avvicini al mondo moderno ed esprima il pensiero della “volontà e sovranità popolare”. In nome dei concetti di uguaglianza e solidarietà il cittadino è chiamato a scegliersi i rappresentanti preposti a scrivere, discutere ed emanare le leggi. Essi obbediscono ai leader liberamente eletti e accettano ogni decisione adottata. In comunità numerose come quelle moderne, gli eletti portano avanti le istanze degli elettori e possono non più essere riconfermati nelle elezioni successive. In una dittatura, al contrario, i dissidenti che si oppongono al regime vengono eliminati preventivamente. Norberto Bobbio definisce “democrazia formale” quella che ritiene indispensabile le libertà di tutti i cittadini, ma “democrazia sostanziale” quella che cerca di rendere i cittadini più uguali e più liberi. C’è una terza forma, quella “perfetta”, “sinora in nessun luogo realizzata e quindi utopistica, che dovrebbe essere insieme formale e sostanziale”. Ma dove e come potrebbe svilupparsi una democrazia “più democratica”? Quali sono le condizioni per una democrazia ottimale? Esiste un modo di realizzarla nonostante differenze troppo marcate in termini di reddito, patrimonio, condizione sociale, istruzione? Le giovani generazioni hanno il compito di preoccuparsi di questi aspetti e mantenere la salute della democrazia se vogliono vivere in una società più giusta e delle pari opportunità. Eppure, si assiste ad un carosello continuo di elezioni dove i programmi dicono una cosa e le scelte degli eletti sembrano andare in altra direzione. Quanto c’è di democratico in tutto questo? Esiste una “democrazia virtuosa”? Proviamo a pensare come dovrebbe essere: rispetto di sé e degli altri, correttezza nell’esercizio dei propri compiti, consapevolezza degli obblighi giuridici e morali, distinzione fra interesse pubblico e privato, rispetto della Costituzione. Osservarla e praticarla ogni giorno, anche quando alcune decisioni politiche spesso richiedono sacrifici e rinunzie, di contro con la consapevolezza che vivere in democrazia è la migliore scelta di vita accettabile. Quale ruolo hanno i partiti politici in questo quadro? Oggi si assiste ad un carosello di decisioni politiche in continuo cambiamento con lodevole azione, ma non sempre corretta diffusione di notizie attraverso gli strumenti di comunicazione in Italia e in Europa, ma anche Oltreoceano e nel Mondo, tanto da compromettere seriamente la tenuta democratica dei governi e del parlamento. Non ultimo l’invasione e l’aggressione di questi giorni al Congresso degli Stati Uniti, il Campidoglio di Washington, ad opera di un folto gruppo di cittadini sostenitori dello sconfitto Presidente uscente Donald Trump, che contestando l’elezione del democratico Biden ha letteralmente invaso l’aula congressuale a Capitol Hill, interrompendo i lavori della seduta che avrebbe dovuto ratificare la vittoria del presidente eletto. L’assalto ha lasciato sul terreno cinque vittime, tra queste un agente di sicurezza e una insurrezionalista oltre a diversi feriti, prima che tornasse definitivamente la calma. L’episodio è gravissimo se si pensa che gli Stati Uniti d’America sono stati sempre un esempio di democrazia e patria del diritto universale, terra delle libertà e possibilità di affermazione per tutti gli uomini, simbolo di lotta contro il razzismo ed affermazione dei diritti umani. Un tentativo di disconoscere il ruolo del Parlamento chiamato a ratificare il risultato elettorale espresso nei vari Stati in nome della Carta costituzionale degli Stati Uniti d’America, considerata uno dei massimi esempi di libertà istituzionale con i suoi oltre duecento anni di applicazione, approvata il 17 settembre 1787. Scritta da Benjamin Franklin, ispirata dal filosofo del diritto, il napoletano Gaetano Filangieri, e in vigore dal 1789, fonte d’ispirazione delle democrazie moderne per tante altre nazioni. Anche la pandemia da Covid-19 sta sollevando non pochi dubbi e talvolta anche la protesta aperta in questa grande nazione, sempre in nome della democrazia e della libertà di cura. E’ chiaro che l’attuale momento storico impone scelte coraggiose, responsabili e condivise in tutte le Nazioni del mondo, ma il sistema democratico non deve essere messo in discussione se non si vuole ricadere nella barbarie delle dittature e della violenza. Sembra impensabile che gli Stati Uniti d’America, simbolo della lotta contro le tirannie per intere generazioni, oggi possano diventare un rischio poiché c’è chi è pronto a soffiare sul fuoco e alimentare l’emulazione. Attualmente anche il nostro Paese, diviso in zone pandemiche regionali, vede consumarsi conflitti tra i Presidenti di Regione, i segretari di partito, tra la stessa maggioranza parlamentare e la minoranza all’opposizione, mettendo a dura prova l’unità e la stabilità politica del Paese. Al riguardo ascoltiamo il monito di Mattarella, dopo l’esplosione di violenta opposizione negli Stati Uniti D’America, chiaramente comprensibile nella sua semplicità: “Solo se il Parlamento sarà unito nelle scelte politiche e nei provvedimenti da adottare, solo se la gestione delle prossime urgenze, compresa quella di somministrare al più presto il vaccino per sconfiggere il  Covid-19, sarà condivisa tra le varie forze politiche in campo, il Paese sarà esempio di garanzia e rispetto delle libertà democratiche sancite dalla Costituzione. Lo stesso Papa Francesco ieri mattina all’Angelus, da Piazza S. Pietro, ha così salutato: “Esorto le autorità ed il popolo (degli Stati Uniti) a mantenere alto il senso di responsabilità affinché siano rasserenati gli animi, si tutelino i valori democratici e si promuova la riconciliazione nazionale”.