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La Badia di Cava fra storia e turismo

by Emilia Giordano
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Nell’anno 1011 il salernitano Alferio, di famiglia aristocratica longobarda, si ritirò nella grotta detta Arsicia, posta alle falde del Monte Finestra, a breve distanza dalla sua città, allo scopo di condurvi vita eremitica, assecondando una vocazione religiosa non rara tra i nobili della sua epoca. Ben presto attorno a lui si raccolse una comunità di discepoli, attirati dalla sua fama di sant’uomo e desiderosi di condividere il suo stile di vita, tanto da indurlo a edificare, tra la grotta e il corso del fiume Selano, una chiesa e un piccolo monastero, il nucleo originario dell’abbazia dedicata alla Santissima Trinità che ancor oggi si può ammirare in tutta la sua bellezza nella città di Cava, nel rifacimento architettonico compiuto nel corso del secolo XVIII. Alferio non aveva costruito sul nulla, se è vero che il sito riporta tracce di insediamenti anteriori ed era stato abitato prima di lui, tra gli altri, dal monaco cassinese Liuzio, detto anche Leone da Ostia, colà soffermatosi di ritorno da un pellegrinaggio in Terrasanta sul finire del X secolo.

Nel 1025 i principi longobardi di Salerno, Guaimario III e suo figlio Guaimario IV, concessero alla nuova fondazione monastica vaste proprietà terriere e diversi privilegi, determinando le condizioni per la sua successiva crescita. Un nipote di Alferio, Pietro, diventato a sua volta abate di Cava, ampliò il monastero e fondò una congregazione monastica, l’Ordo Cavensis, che estese progressivamente la propria influenza a tutta l’Italia meridionale. Cava sviluppò da allora un’estesa trama di beni e di pertinenze e acquisì il diritto di patronato su decine di chiese e di monasteri, diventando uno dei cenobi più importanti e potenti d’Italia e istituendo un rapporto privilegiato, destinato a durare, con lo stesso papato romano. Oltre che sui piani spirituale, istituzionale ed economico il prestigio della Santissima Trinità di Cava si affermò anche su quello culturale, come centro di produzione e conservazione di codici manoscritti (tra cui uno, prezioso, delle leggi dei longobardi), oggi consultabili nella sua biblioteca; e di documenti, in parte ancora inediti, redatti sin dagli anni della fondazione del monastero, che concernono la vita dello stesso ma che risultano d’interesse più generale per la storia medievale e moderna dell’intero Mezzogiorno.

E’ in rapporto a quanto premesso che la Badia di Cava può essere compresa e valorizzata in tutta l’importanza che ha avuto nelle epoche passate e che ancora riveste: quale espressione, cioè, tra le più significative a livello non solo italiano ma europeo, della grande civiltà monastica benedettina sviluppatasi dall’età medievale e che tanto ha contribuito alla formazione della specifica identità culturale del nostro continente. Molti e validi sono stati gli studi che in anni recenti sono stati dedicati alla Badia, ma molto ancora si può fare sia sul piano della ricerca scientifica sia su quello di una corretta divulgazione presso un più largo pubblico, nella convinzione che i due aspetti non sono separati ma possono alimentarsi a vicenda.

Sul piano della divulgazione, alcune iniziative potrebbero sia aumentare la conoscenza della SS. Trinità e dei suoi tesori presso la popolazione locale e le generazioni più giovani, iniziando dalla scuola; sia coinvolgere e attirare un turismo qualificato, innestandosi anche su circuiti già esistenti. In particolare, potrebbe essere utile raccordarsi al sito seriale UNESCO I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d. C.), istituito nel giugno del 2011, che comprende monumenti longobardi di sette località, tra cui, per il sud, Benevento e Monte Sant’Angelo, alimentando un circuito di turismo colto internazionale al quale la realtà cavese potrebbe collegarsi in modo proficuo e non effimero, condividendone almeno in parte i flussi. In questa prospettiva sembra utile prendere in considerazione la realizzazione di specifici strumenti, soprattutto video e digitali, come un breve videoclip promozionale di qualità professionale in 4K che potrebbe essere promosso anche nella rete scolastica (PCTO), bilingue italiano-inglese, perché la conoscenza del Monumento “Badia di Cava” possa veicolarsi più facilmente: un “biglietto da visita” che in pochi minuti riesca, in modo esauriente, a presentare tutti i punti di forza dell’abbazia benedettina di Cava e a calarla in un contesto internazionale.