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La maschera di Giuseppe Conte

by Pietro Spirito
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La demagogia è come la gramigna, si moltiplica sino a distruggere il terreno. Giuseppe Conte è stato per due volte presidente del consiglio: proprio in ragione della sua carica aveva tutta la possibilità di opporsi ad una decisione che risale a più di un decennio fa, vale a dire all’aumento delle spese militari al 2% del Pil. Non lo ha fatto. Poi, persa la responsabilità che incautamente gli era stata affidata, ora spara a zero sull’aumento delle spese militari esattamente al livello che era a lui noto dall’alto scranno che ha ricoperto. Ridicolo è dire poco. Viviamo tempi sdrucciolevoli. Zygmunt Bauman li ha definiti liquidi. Ed è dir poco.

Colpisce la capacità di mutare ruolo in commedia in funzione degli abiti che temporaneamente si indossano. Con un comportamento degno del miglior Fregoli, il professor Conte ha già dimostrato di poter essere uomo per tutte le stagioni. Ha guidato prima un esecutivo giallo-verde all’insegna del populismo, per poi diventare l’alfiere della nuova sinistra. Da avvocato del popolo è poi diventato servitore del popolo. Ora, da ex presidente del consiglio di un Paese aderente alla NATO, si propone di diventare il portabandiera del pacifismo 2.0. Non si ricordano le sue battaglie contro le spese militari e contro il riarmo, ma evidentemente eravamo tutti distratti quando lui guidava i cortei pacifisti nelle piazze assolate della retorica contro il militarismo, soprattutto quello in funzione antirussa.

Come un personaggio della più becera commedia all’italiana, Giuseppe Conte agita le piazze per guadagnare consenso demagogico. A questo siamo ridotti. Non è certo il portato di una innovazione profonda nella politica nazionale. Il leader pentastelllato si iscrive a pieno titolo nel lungo elenco di una classe dirigente irresponsabile, che non è in grado di interpretare valori ma solo sondaggi. Va dove ti porta il vento della pubblica opinione, per strappare il consenso necessario a surfare sul teatrino della politica.

Come uno dei tanti personaggi in maschera della politica italiana, Giuseppe Conte, cambiato il ruolo, cambia anche idea. Poi, noi continuiamo a stupirci che il nostro Paese abbia accumulato un patrimonio di discredito internazionale che continua a crescere a dismisura. Le idee ed i valori sono un capitale determinante nella società. Se decidiamo di calpestarle sistematicamente sotto i piedi della convenienza momentanea, non possiamo poi lamentarci per la irrilevanza che ci viene attribuita dalla comunità internazionale.

Giuseppe Conte è l’ennesimo Arcitaliano. Come il Pifferaio di Hammelin troverà tanti topolini incauti che crederanno di aver trovato l’uomo della Provvidenza. Ormai non si tratta più nemmeno di discutere idee. Tanto non ci sono più o non valgono sul mercato della politica. Si tratta solo di commissionare e leggere sondaggi. Gli antichi romani lo facevano con gli aruspici, che interpretavano il senso delle decisioni da assumere in base al recondito significato delle interiora degli animali sacrificati. Potremmo tornare a quella pratica: è meno costosa, pur se potrebbe trovare l’opposizione degli animalisti. Cosa dicono i sondaggi in materia?

Tornando alla questione delle spese militari, il valore del 2% del Pil può essere messo in discussione a condizione che vi sia una riflessione politica nel quadro di un ragionamento più complessivo. Quando tale decisione è stata assunta, non era nell’agenda politica la possibilità di realizzare un sistema comune di difesa europeo. Se intendiamo realizzare gli Stati Uniti d’Europa, con una difesa comune, il valore della spesa militare al 2% si può correggere al ribasso, perché le sinergie possono condurre senz’altro a ridurre tale target. Servirebbe un ragionamento politico: esattamente quello che manca nello scenario povero della politica italiana.