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La Parthenope nel porto di Napoli raccontata dal Rettore Carotenuto.

by Flavio Cioffi
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L’incontro con il Rettore dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, Alberto Carotenuto, è nato per dare conto della prossima realizzazione di un polo di ricerca nel porto di Napoli, ma è stata anche l’occasione per parlare più in generale della Parthenope e della sua offerta formativa.

Ci parli della creazione di questo centro di ricerca.

Siamo partiti dall’analisi della progettazione relativa alla ristrutturazione dei Magazzini Generali del porto alla calata del Piliero. Già il progetto originario dell’architetto Canino prevedeva il raddoppio della volumetria, poi la destinazione d’uso dei nuovi spazi contenuta nel preliminare dell’architetto Euvé ci è sembrata suscettibile di una diversa impostazione. Quindi ho proposto al presidente dell’Autorità Portuale, Pietro Spirito, la realizzazione, a spese dell’Università, laddove originariamente tutto il complesso era previsto a carico dell’Autorità, di un centro di ricerca e di alta formazione sul mare, e recentemente abbiamo sottoscritto la relativa convenzione.

Chi e che cosa dovrebbe ricercare in questa struttura?

Il nostro ateneo, che l’anno prossimo compie cento anni, è sempre stato caratterizzato dallo studio del mare. La nascita di un centro di alta formazione e di ricerca sul mare rientra in questo quadro. Il dato di base è che il 50% dell’armamento nazionale ha sede in Campania e che i grandi gruppi, con tutto il relativo indotto, attivi nel comparto mare nella nostra regione, rappresentano una realtà molto importante e di grandi tradizioni. I nostri ufficiali sono ancora ritenuti i migliori del mondo.

 

Parliamo della formazione.

La Parthenope ha ben sei corsi di studio sul mare e abbiamo ripreso quello di “economia del mare”, proprio nel tentativo di caratterizzarci ulteriormente nel settore. Da quest’anno è attivo anche “conduzione del mezzo navale”, primo corso di studio universitario che recepisce tutti i requisiti internazionali di formazione sia degli ufficiali di plancia che degli ufficiali di macchina e, successivamente, abbiamo intenzione di attivare un corso per la formazione del cosiddetto direttivo di bordo.

I vostri laureati trovano lavoro?

Certamente. Pensi che, pur non avendo una formazione universitaria, più in generale nel settore, anche gli ufficiali diplomati presso gli istituti tecnici superiori trovano immediatamente lavoro. Però noi riteniamo che la laurea offra un valore aggiunto soprattutto in prospettiva di carriera, perché è quello che cercano gli armatori. Questa è la parte didattica che troverà posto nel centro.

Poi c’è la parte della ricerca.

Che oggi è in grande fermento. Dal punto di vista economico giuridico le autostrade del mare, gli assi e i progetti prioritari dell‘Unione Europea hanno completamente cambiato l’economia del mare e quindi c’è bisogno conseguentemente di adeguare tutto il sistema. Dal un punto di vista dell’innovazione per la grandissima esigenza di nuove tecnologie. Penso ad esempio alla trazione navale, oggi c’è molta attenzione al GNL, al risparmio energetico all’interno delle navi, ai problemi della sicurezza di bordo che adesso iniziano ad essere studiati con un approccio diverso. In ogni caso, la filosofia che noi vorremmo cercare di portare avanti è che, se abbiamo il 50% dell’armamento navale italiano e operatori di livello internazionale, dobbiamo fornire ricerca a questo comparto. Infatti, la Parthenope ha gruppi di lavoro, sia di ingegneria che di economia, che stanno operando attivamente nel settore, alcuni storicamente, altri impiantando nuove linee di ricerca, abbiamo anche un laboratorio pubblico privato, “Marte”, nel quale sono presenti altre università, le grandi aziende e e le piccole e medie imprese regionali.

Quando ritiene che il centro diventerà operativo?

Molto dipenderà dal nuovo Governo, che dovrà mantenere gli impegni in ordine ai finanziamenti all’Autorità Portuale. L’università ha messo a disposizione, sulla base di un primo studio di fattibilità, la somma necessaria per il suo intervento, ma si vorrebbe procedere con un unico appalto riguardante sia la ristrutturazione dei Magazzini Generali come museo, sia l’ampliamento del complesso con la realizzazione del centro di alta formazione. Le due strutture sono, infatti, interconnesse da una serie di camminamenti perché, nella logica del progetto, il museo del mare non deve essere un museo statico ma dovrebbe permettere agli studenti di viverlo, l’idea è che le due realtà siano sinergiche.

Io spero che tutti i lavori all’interno del porto si riescano ad ultimare in tempi accettabili. Pensi per chi arriva dal mare vedere piazza Municipio, il waterfront, i Magazzini Generali e l’Immacolatella in un contesto diverso. Un impatto turistico positivo incredibile.

Il prossimo 22 giugno, al convegno organizzato dal nostro giornale presso la Stazione marittima, al quale lei parteciperà, si discuterà di sistema campano della mobilità.

Un tema importante. Fino a ieri la nostra regione aveva tanti piccoli poli, faccio riferimento all’interporto (e dobbiamo essere grati al presidente Spirito per aver risolto il problema dell’interconnessione tra il porto e l’interporto), all’aeroporto di Pontecagnano, ecc., oggi qualcosa si sta muovendo, sia pure con i tempi che ci caratterizzano. La Zona Economica Speciale è nata e sono sicuro sarà un grande motore soprattutto per l’economia portuale e dell’intermodalità.

Per concludere, alla luce dell’offerta formativa universitaria esistente, perché un giovane dovrebbe scegliere la Parthenope?

Sicuramente perché i nostri ragazzi sono molto molto seguiti. La nostra è una realtà medio piccola che ci consente di avere ancora un rapporto docente studente favorevole all’apprendimento. Purtroppo, tutte le università della regione lavorano in un contesto economico industriale complicato e gli studenti migrano verso le università del nord perché ritengono di trovare più facilmente lavoro. Noi cerchiamo di insegnar loro ad essere imprenditori di sé stessi, di non cercare necessariamente il posto fisso, perché pensiamo sia l’unica strategia possibile in questo momento nel Mezzogiorno. Da piccole imprese ad alto contenuto tecnologico questo territorio potrà ricavare un grande beneficio.

di Flavio Cioffi