Il governatore De Luca ha parlato di privatizzazione in atto della CTP, la compagnia che gestisce il trasporto pubblico nell’area metropolitana. Quanto c’è di vero?
Il problema della CTP risale al mancato sviluppo della società che, negli anni, non ha consentito il rispetto del contratto di servizio. Questo, nel tempo, ha generato una posizione debitoria di non poco conto. Va aggiunto che la CTP serve un bacino d’utenza estremamente complesso, interconnesso con sistemi di mobilità comunale in crisi. ANM, fino a un paio d’anni fa, copriva tratte provinciali, ora non più. Soprattutto, esiste il problema delle cosiddette indicizzazioni, vale a dire l’adeguamento economico del contratto di servizio, che la Regione ha riconosciuto solo all’EAV. Stiamo cercando di recuperare questa situazione e di redigere un piano industriale che preveda il potenziamento del servizio che oggi è insufficiente. Non parliamo di privatizzazione. Esiste l’interesse delle ferrovie dello stato tedesche ad una quota minoritaria di CTP.
E questa non è una privatizzazione?
No. Il controllo resterebbe comunque alla Città Metropolitana. L’ingresso, che porterebbe liquidità, non è scontato e potrà avvenire solo dopo l’approvazione dei bilanci 2016 e 2017 e del piano industriale.
Ma oggi chi finanzia CTP?
La Regione, ma non nella misura in cui dovrebbe. Addirittura, la Città Metropolitana anticipa l’IVA sulle spese CTP dal 2015, mentre toccherebbe alla Regione. L’entità del ristoro chilometrico dev’essere ridiscusso, basti pensare che quello che viene riconosciuto all’EAV è quasi il doppio. Una situazione simile a quella dell’ANM alla quale, unico caso in Italia, Comune di Napoli e Regione Campania conferiscono uguali finanziamenti. Nessuno è in fuga da ANM. Abbiamo evitato il fallimento con il concordato preventivo mettendola in sicurezza e siamo pronti a partecipare alla gara. Non costringiamo la Regione a farla, semplicemente va fatta. A Salerno, per esempio, ci sono i privati. Guarda un po’.
Passiamo al Piano strategico per la Città Metropolitana.
Prima di farlo abbiamo dovuto vincere la battaglia, condotta da De Magistris, per ottenere lo sblocco degli avanzi di amministrazione. Avevamo circa 450 milioni di euro di avanzo libero, giacenti in Cassa Depositi e Prestiti, bloccati dalle norme del fiscal compact. Con questi soldi andremo a finanziare il piano strategico, incentrato non solo sui trasporti e l’edilizia, ma anche sulle infrastrutture per l’industria e il commercio. Sostanzialmente, finanzieremo progetti comunali per oltre 300 milioni. Non stiamo dicendo: tu hai mangiato la frittura con me e io ti do i soldi. Parametrando 100 euro ad abitante, ogni Comune riceverà la somma che gli spetta e la spenderà direttamente. Abbiamo già dato tranches importanti. 15 milioni per la rialberatura dei Comuni colpiti da incendi. 30 milioni per la raccolta differenziata. Adesso siamo nella fase degli incontri bilaterali per la presentazione dei progetti. La Città Metropolitana ha già impegnato tutta la cifra di sua competenza per scuole e strade. Proprio ieri abbiamo approvato il bilancio previsionale 2019/2021 per cui investiremo nel triennio 315 milioni solo per l’edilizia scolastica. Significa che l’intero settore edilizio potrà rifiatare.
E veniamo allora alle scuole.
Abbiamo chiuso la cittadella di via Terracina allocando tre scuole, eliminando fitti passivi e dando sollievo non solo a Napoli città ma anche a Quarto e Pozzuoli. Abbiamo avviato i lavori alla cittadella di Pomigliano d’Arco. Abbiamo chiuso la partita delle scuole di Ischia acquistando stabili e ristrutturandoli, per cui oggi tutte le scuole di Ischia hanno la loro sede. Abbiamo aperto una nuova scuola a Varcaturo. Siamo intervenuti sulle emergenze manutentive e ora possiamo avviare la fase B per rendere le scuole funzionali: cappotto termico, autosufficienza energetica, videosorveglianza, ecc.
Ambiente.
Questa è la partita più grossa. Noi crediamo fermamente di poter avviare un percorso virtuoso basato su più assi: sostenere la resilienza da parte dei Comuni; la tutela dall’erosione costiera soprattutto della zona flegrea e del litorale domitio; la ripiantagione di un milione di alberi non solo nelle zone boschive ma anche nelle città, per raggiungere un saldo positivo tra produzione di ossigeno e produzione di anidride carbonica.
Siamo arrivati alla delibera ossigeno bene comune. Cosa prevede?
Le ditte che dimostrano di avere aumentato la superficie a verde, ricevono dalla Città Metropolitana il marchio di qualità “Napoli Metropoli 3050 – Ossigeno Bene Comune” spendibile per le agevolazioni statali ed europee per chi riduce le emissioni di gas serra. Uno strumento potentissimo. Basta pensare a Ikea, alle ferrovie, alle autostrade. Le ho chiamate le arterie verdi. Ma anche molto altro. Per quelle che sono le competenze della Città Metropolitana vorremmo che la Terra dei Fuochi diventasse la Terra del Verde. Si tratta di offrire ai privati un partner istituzionale che ne sostenga le politiche virtuose.
A proposito di politica, conferma che Dema non si presenta alle Europee?
Credo che non abbia senso mettere un nuovo isolotto nell’arcipelago del nulla, quello delle sigle della Sinistra. C’è una grande crisi di rappresentazione di valori. Ci vuole tempo e interlocutori giusti.
Cioè non ne avete trovati per fare un’alleanza.
Però si sta muovendo qualcosa. Deve diventare palese la scelta di destra di Casaleggio e Di Maio e quella, eventuale, di Zingaretti di rinunciare ai capibastone territoriali. Quando Berlinguer diceva che il potere logora chi ce l’ha e Andreotti sosteneva il contrario, aveva ragione Berlinguer.
Ma guarda, io ho sempre pensato che invece avesse ragione Andreotti.
No. Quando il potere sovrappone alle Istituzioni il soggetto politico, questo non fa più gli interessi dell’Amministrazione ma i propri. Oggi ci si ostina a ritenere il PD erede del PCI, mentre è l’erede della DC.
Alle regionali De Magistris si candiderà se riuscirà a trovare una quadra con i 5Stelle?
Non solo con i 5S. Io dico che c’è intelligenza e passione anche nel PD. Non è più il tempo di creare soggetti politici nuovi ma di mettere in campo un programma che parta dai valori. Vogliamo legare fortemente Napoli alla Regione, perché non si possono governare le città se non si fa un discorso chiaro a livello regionale. Con Caldoro era diverso, ma oggi siamo abituati a una gestione della Regione di tipo feudale. Bisogna costruire un percorso omogeneo in città e in Regione.
In questo quadro, cosa farà Salvatore Pace?
Starò dove mi diranno di stare le persone che mi hanno eletto e De Magistris, il cui progetto condivido dal 2011. D’altronde, se si andasse al voto politico anticipato cambierebbe il mondo. Finché De Magistris cercherà di rappresentare le istanze dei beni comuni e della collettività, se mi candidano a fare il Papa ci vado. Il consigliere circoscrizionale, ci vado. Mi dicono che sono più utile altrove? Non mi candido a nulla. Recentemente, in consiglio comunale, ho chiesto un minuto di silenzio per le vittime del ciclone abbattutosi su Mozambico, Zimbabwe e Malawi. A una settimana di distanza la stampa non aveva ancora dato la notizia, mentre il mondo cattolico si era già mobilitato per gli aiuti. Se le vittime non fossero state africane non se ne sarebbe parlato subito?
Si è dato una risposta?
E’ stata delegittimata l’umanità come valore. Siamo in una fase di antiumanesimo. Va ricostruito un percorso di democrazia partecipata ricostruendo luoghi nei quali possa esserci convergenza di bisogni.