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Le Linee Guida del SNPA per il monitoraggio delle frane

by Giulio Espero
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Sono state da poco pubblicate a cura del SNPA, il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, le “Linee guida per il monitoraggio delle frane”, frutto della collaborazione tra Ispra, varie Arpa, numerose strutture tecniche territoriali e alcuni gruppi di ricerca in ambito accademico.

L’Italia, come ormai abbiamo imparato tristemente, è il paese con più frane in Europa. Oltre 620.000 censite nell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI). Il monitoraggio in situ diventa giocoforza uno strumento fondamentale per approfondire la conoscenza dei fenomeni franosi, valutare i trend deformativi in atto, supportare la progettazione delle opere di stabilizzazione e verificarne l’efficacia nel tempo. Può quindi rappresentare una misura “non strutturale” di mitigazione del rischio, indispensabile per pianificare correttamente il territorio e attivare procedure di allertamento della popolazione per la salvaguardia delle vite umane.

Le Linee guida ambiscono ad essere uno strumento di riferimento per i soggetti che operano sul territorio: Pubbliche Amministrazioni, gestori di reti infrastrutturali, liberi professionisti. L’obiettivo è quello di armonizzare le procedure e fornire riferimenti e criteri per la progettazione, l’installazione, la gestione e la manutenzione delle reti di monitoraggio delle frane, nonché per la diffusione dei dati. Vengono affrontano le seguenti tematiche:

  • valenza e limiti delle differenti tipologie di reti di monitoraggio;
  • caratteristiche tecniche della strumentazione;
  • modalità di installazione, acquisizione, trasmissione e archiviazione del dato;
  • significatività e limiti delle soglie/scenari per la previsione dei fenomeni franosi.

L’impostazione metodologica è di tipo pratico/operativo, con lo scopo dichiarato di mettere a fattor comune il notevole patrimonio conoscitivo acquisito, per dare in definitiva uniformità a livello nazionale ai nuovi progetti di reti di monitoraggio.

Le Linee sono strutturate in due parti: la parte generale e l’appendice.

  • La Parte Generale illustra la valenza, le potenzialità e i limiti delle differenti tipologie di reti di monitoraggio. Gli indirizzi e le raccomandazioni per una corretta progettazione, installazione, gestione, manutenzione della rete e diffusione dei dati. Fornisce indicazioni sulle procedure operative di esecuzione delle misure, sui contenuti delle monografie, sullo schema delle anagrafiche, sul formato dei dati e sull’organizzazione dei metadati, al fine di standardizzare e rendere più agevole lo scambio degli stessi tra pubbliche amministrazioni.
  • L’Appendice contiene le caratteristiche tecniche e le specifiche di installazione della strumentazione geotecnica superficiale e in foro, topografica e radar, meteo-pluviometrica, della strumentazione di monitoraggio delle colate detritiche, dei sistemi di acquisizione, trasmissione e archiviazione dei dati. Vengono proposti dodici casi di studio di siti monitorati distribuiti sul territorio italiano, caratterizzati da differenti tipologie di movimento, velocità, litologie coinvolte, evidenziando i principali punti di forza, elementi innovativi o eventuali criticità della rete di monitoraggio e/o della strumentazione applicata.

Abbiamo molto apprezzato l’inserimento di una ulteriore appendice, ove sono riportati i costi di riferimento per la progettazione e la gestione delle reti di monitoraggio. Il tentativo è quello di uniformare i vari prezzari emessi in autonomia dai molti, troppi, Enti/Organi preposti in Italia, nonché di sopperire ad alcune lacune e/o carenze di carattere quantitativo spesso riscontrate.

Per quanto riguarda la Campania, il caso studio analizzato è quello famoso (per gli addetti ai lavori) di Montaguto, paesino della provincia di Avellino situato quasi al confine con la Puglia. Parliamo di una colata di terra che si sviluppa lungo il versante in sinistra idrografica del Torrente Cervaro, nell’Appennino Dauno e che possiede caratteri di notevole persistenza e ricorrenza nel tempo. La fase più critica della frana ha inizio nel 2006, quando per la prima volta raggiunge il fondovalle ed interrompe la strada statale SS90. Nel marzo 2010, a seguito delle forti piogge occorse nei giorni precedenti, una nuova pulsazione della colata causa l’interruzione della linea ferroviaria nazionale che collega Napoli a Foggia.

Il sistema di monitoraggio adottato subito dopo i primi interventi di messa in sicurezza, è stato ideato sia per misurare gli spostamenti della frana che gli effetti delle opere di mitigazione sugli stessi. In questo modo, si sono potute seguire sia le fasi emergenziali iniziali sia valutare l’efficienza delle opere di stabilizzazione nel breve e medio periodo, nonché misurare le condizioni di pericolosità residua conseguenti. Attraverso l’utilizzo, nella fase emergenziale, di un sistema radar interferometrico basato a terra (GB-InSAR) e di tre stazioni totali robotizzate (RTS) e, successivamente, di una stazione meteorologica, due tubi inclinometrici ed una serie di celle piezometriche a corda vibrante, si è attuata un’oculata gestione del sistema di monitoraggio che ha saputo adattarsi alle diverse condizioni operative ed è stato impiegato nelle diverse fasi di gestione dell’emergenza e del post-emergenza.

In conclusione, le Linee guida sono un corposo documento (ben 270 pagine) che, seppur privo di novità scientifiche di rilievo, rappresenta un serio e ragionato vademecum, con spiccate attitudini manualistiche ed operative, per chi si deve occupare di studiare in maniera dinamica i fenomeni franosi italiani, caratterizzati da un’estrema variabilità territoriale dal punto di vista morfologico ed urbanistico.