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Massimo Paolucci candidato. “Sono un socialista europeo”

by Flavio Cioffi
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L’altro ieri, all’Hotel Palazzo Alabardieri di Napoli, si è tenuta la presentazione del libro di Massimo Paolucci “Un sogno di sinistra: tra Europa e Mezzogiorno”. Partenza della sua campagna elettorale per le imminenti elezioni. Parlamentare europeo uscente, già consigliere comunale, assessore e deputato, si è nuovamente candidato nelle liste del PD per la circoscrizione Sud.

Storicamente vicino ad Antonio Bassolino, lo ha voluto al fianco durante la presentazione e l’ex Sindaco e Governatore non ha fatto mancare il suo contributo, riempiendo di sé la sala gremita. Il mondo bassoliniano si sta mobilitando.

Massimo, vuoi fare un bilancio del tuo primo mandato europeo?

Sono stati 5 anni straordinari. Innanzitutto, in commissione ambiente. Sono stato relatore per i socialisti della direttiva sulla plastica monouso, una delle più importanti mai fatte per ridurre l’uso della plastica, per salvare gli oceani, per evitare che nel 2050 nelle acque ci sia più plastica che pesci. Sono stato l’unico italiano del centrosinistra titolare nella commissione d’indagine sulla Volkswagen. Un lavoro serissimo, per il quale ho dovuto studiare come non mai, che ha modificato le norme sulle omologazioni. Sono stato il relatore per i socialisti del documento di indirizzo sull’economia circolare. In commissione ambiente ho condotto insieme a un manipolo di colleghi la battaglia contro l’uso del glifosato, un pesticida pericoloso per la nostra salute. La settimana scorsa un tribunale americano ha condannato l’azienda che lo produce a un risarcimento di due milioni di dollari per due agricoltori morti. Sono stato l’italiano che ha presentato l’emendamento per far sì che la dorsale adriatica, linea finanziata dall’Europa, non si fermi a Ravenna ma scenda fino a Brindisi. Ho affrontato per primo la questione della Xylella, questo terribile flagello che ha colpito gli ulivi, l’agricoltura e il paesaggio della Puglia. Insomma, tantissimo lavoro e un’esperienza bellissima.

Sei riuscito a mantenere il rapporto con i tuoi elettori?

Beh, io sono matto. Ho tenuto un ritmo per cui due settimane al mese, anziché tornare a casa, battevo il territorio. Non so quanti chilometri ho percorso, ma il rapporto l’ho mantenuto. L’ho sempre fatto. Essere un assessore di campo, un consigliere di campo, un segretario di campo è stata sempre la cifra della mia attività e lo è stata anche da parlamentare europeo. Poi il Parlamento europeo è una cosa straordinaria da questo punto di vista, perché ti fa vedere con anni di anticipo quello che avverrà nel tuo Paese.

E i rapporti tra Parlamento europeo e quello italiano?

Innanzitutto, diciamo che circa il 60% delle norme che votano la Camera e il Senato nascono da attività europea, cioè ratificano direttive e regolamenti europei. Quindi, il 60% del tempo di lavoro dei parlamentari italiani è impiegato sui nostri atti. In secondo luogo, credo che l’Italia sia ancora molto carente sotto questo profilo. Se guardi alla Germania o alla Spagna ti accorgi che hanno un collegamento con il Parlamento europeo impressionante. Non così in Italia. I tedeschi sono addirittura insopportabili. Io scherzando dico che i parlamentari tedeschi sono i primi della classe, quelli che sanno sempre tutto, hanno sempre tutte le carte, tutti gli appunti. Si avvalgono di una struttura di supporto formidabile e poi fanno i parlamentari per molti anni. Se vai in Germania, o anche in Inghilterra, e dici questo qui ha fatto 10 anni togliamolo, riaprono i manicomi. Perché l’esperienza è garanzia, perché conosci i funzionari, conosci i dirigenti, conosci le procedure.

Nel 2014 sei stato eletto nelle liste del PD, poi hai aderito al Mdp e oggi ti ricandidi col PD.

Io sono stato eletto nel Partito Democratico e dal primo giorno ho fatto parte del gruppo Socialisti e Democratici e da lì non mi sono mai mosso. Mi candido nel Partito Democratico che è socio fondatore del Partito Socialista Europeo.

Eppure, qualcuno nella direzione nazionale del PD ha avuto da ridire.

Si, ci sono state opinioni differenti nel PD. Zingaretti ha spinto molto perché si desse questo segnale di apertura e di unità che è quello che ci chiede la gran parte del popolo della sinistra. Come ho detto in questi giorni, comprendo che dopo anni di dura battaglia politica le tensioni non scompaiano in pochi giorni, ma io sono un socialista europeo e il mio punto di riferimento è il programma del PSE che è lo stesso del PD. Quindi, nel merito, stiamo insieme.

L’Europa va riformata?

E’ indispensabile. Senza l’Europa non andiamo da nessuna parte. I singoli stati nazionali, anche i più forti, sono piccoli rami al vento nella competizione internazionale con l’America, la Cina, la Russia. Basti pensare a cosa sta succedendo in una grande nazione come la Gran Bretagna. Ma l’Europa così com’è non funziona. Non funziona non perché ci sia troppa Europa che soffoca gli Stati nazionali, ma perché abbiamo un’Europa a metà. Abbiamo la moneta unica, ma abbiamo un Parlamento europeo che ha pochi poteri, comandano ancora i governi nazionali. Abbiamo la moneta unica, ma non abbiamo politiche fiscali comuni. Abbiamo la moneta unica, ma abbiamo politiche del lavoro differenti. Il tema che a me sembra fondamentale non è quello di tornare indietro, ma andare avanti nel processo di integrazione.

In un’ottica federalista europea?

Si, e noi indichiamo tre punti. Primo. Che insieme alla moneta ci sia un bilancio europeo degno di questo nome, attualmente rappresenta l’1% della ricchezza europea. Il bilancio federale USA è il 15%. La moneta unica ha i vincoli ma non ha il bilancio. Secondo. E’ del tutto evidente che il debito di Paesi che hanno strutture economiche differenti deve essere gestito in comune, altrimenti con lo spread i Paesi forti diventano sempre più forti e i Paesi deboli sempre più deboli. Terzo. Per noi fondamentale. Bisogna scorporare le spese per investimenti dall’equilibrio di bilancio. I soldi spesi per investimenti, per creare lavoro sono moltiplicatori, creano ricchezza e abbassano il debito.

Ultima domanda (che propongo a tutti i candidati). Perché un elettore dovrebbe votare Massimo Paolucci?

Dovrebbe votarlo per quello che ha fatto. Perché da consigliere comunale, da assessore, da parlamentare nazionale, da parlamentare europeo sono stato sempre un punto di riferimento, uno di quelli che non prende i voti e scappa ma che ha sempre mantenuto un rapporto costante con il territorio. Un uomo esperto che sa di cosa parla.

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I candidati campani. Partito Democratico - Gente e Territorio 14 Maggio 2019 - 19:36

[…] Massimo Paolucci, nato a Napoli nel 1959. Europarlamentare uscente. Già deputato, per 15 anni consigliere comunale a Napoli e uomo di punta dell’entourage di Bassolino al quale è rimasto legato, tanto che l’ex sindaco e governatore è impegnato attivamente in suo sostegno. Candidato da Articolo 1 – Mdp, è un dalemiano assoluto. Segnaliamo l’intervista rilasciata al nostro giornale: https://www.genteeterritorio.it/massimo-paolucci-candidato-sono-un-socialista-europeo/ […]

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