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Milano dalle zone aperte alla ciclabilità

by Luca Rampazzo
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Come torneremo a lavorare nella fase due? Ce lo siamo chiesto spesso, ma dobbiamo procedere ad alcune precisazioni. Intanto la fase due NON inizierà Lunedì, almeno in città. Le riaperture saranno, infatti, quantitativamente poche. Il grosso del movimento si vedrà quando si riaprirà la mobilità interregionale, presumibilmente dal 18 maggio. E il vivo ci sarà dal 1° Giugno, quando riapriranno gli esercizi commerciali sopravvissuti. Quindi questo è un ottimo momento per implementare strategie e studiare soluzioni.

Il Comune sul tema ha due linee. Per la fase di transizione si lascia aperto alle auto, come abbiamo visto di recente su questo stesso giornale. Il piano di Sala, infatti, prevede di lasciare aperte zona B e zona C almeno per un mese ancora. Per Giugno si pensa alle piste ciclabili: 35 km di nuove piste, soprattutto in zona centrale e semi centrale, con l’obiettivo conclamato di mandarci a lavorare in bicicletta.

La creatività più volte invocata dal Sindaco di Milano è sicuramente la strategia migliore per la ripresa, anche e soprattutto per ciò che riguarda la mobilità individuale, ma non tutti hanno giudicato il ruolo attribuito a pedonalità e ciclabilità all’altezza della visione politica dell’Amministrazione.

Cittadini per l’aria dice no alla sospensione delle Aree a traffico limitato Area B e Area C, al parcheggio libero, alla sosta gratuita, alla riapertura delle aree pedonali, e delle vie riservate all’uso promiscuo”.

Questa critica postula due pensieri. Primo: una volta aperta la città, questa è difficile che chiuda. Perché il trasporto pubblico è la vera alternativa all’auto privata e in tempo di post Covid non avremo la capienza di trasporto necessaria a gestire il flusso di ingresso nella città. Per cui, di proroga in proroga, i percorsi ciclabili non risolveranno il problema. Secondo: il Sindaco non fa sul serio con la questione della mobilità sostenibile.

Come si vede nelle immagini riportate qui, la seconda delle due critiche è certamente ingenerosa.

Nell’immagine potete vedere un esempio pratico di nuova viabilità post Covid. La mobilità non sostenibile ha un corsia. Quella sostenibile ne ha due, più un marciapiede. No, Sala non è divenuto improvvisamente un amante delle auto. E no, muoversi in macchina a Milano non sarà nei prossimi mesi un’esperienza di tutto relax. Sì, qualcuno, forse più di qualcuno, per disperazione potrebbe passare alle bici.

In tutto questo, le linee che emergono con più forza per rispondere alla domanda iniziale sono:

  1. Useremo la macchina fino a quando non capiremo come far funzionare i mezzi a numero di passeggeri ridotto in maniera efficiente. Formalmente per tutto maggio, ma il rischio che si proceda anche in giugno esiste.

  2. Non si è rinunciato al sogno di una Milano interamente ciclabile, per quanto la realizzazione sia in alcuni casi non perfettamente lineare.

  3. Il modo di procedere del Comune sta trovando critici in molte aree di pensiero. Il che potrebbe portare a dei ripensamenti. Forse.

Da ciclista, mi resta una domanda: a giugno col caldo, la mascherina, i guanti e tutto, ma chi ce la farà realisticamente a pedalare qualche kilometro ogni giorno? A me manca il fiato solo a pensarci…