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Pompei: no al palco di RAI2. I tre tenori steccano alla prima occasione?

by Federico L. I. Federico
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All’inizio dello scorso mese di maggio 2021 su queste stesse colonne di Gente e Territorio eravamo usciti con un titolo aperto alla speranza e all’ottimismo per il futuro. Il titolo del 3 maggio recitava così: “Prove di ripresa per le tre Pompei”. E nell’articolo ci dilungavamo sulla ripresa delle attività post-Covid sia da parte del Comune amministrato dal nuovo Sindaco Lo Sapio – che aveva trovato “sponda” nel nuovo Direttore del Parco Archeologico di Pompei Zuchtriegel – sia da parte della Prelatura Pontificia di Pompei diretta dal Vescovo Prelato Caputo, a Pompei da tempo, ma non per questo “vecchio”, nemmeno sotto il profilo anagrafico. Insomma, si profilava quasi un trio di tre tenori che potessero impegnarsi unitariamente. E la visita effettuata da Zuchtriegel al Comune di Pompei era da noi auspicata come il giorno della prima prova d’orchestra al tavolo della Concertazione.

Esso poi fu effettivamente organizzato pochi giorni dopo per il PUC, il Piano Urbanistico Comunale, per i nostri lettori non addetti ai lavori il nuovo Piano Regolatore di Pompei. Noi il tavolo di concertazione lo auspicavamo in cuor nostro permanente, tra le Tre Pompei le quali sono: la Città viva, quella Archeologica e quella Religiosa. Tanto per chiarirci una volta per tutte. Pensavamo quindi superatala la pluridecennale difficoltà di rapporti tra le tre Istituzioni derivante dal fatto che, negli ultimi decenni, si è sempre ritenuto da parte dei Soprintendenti, Dirigenti la Soprintendenza archeologica – organismo sovracomunale – che la realtà urbana della città moderna fosse tenuta a una sorte di vassallaggio, o almeno a un ruolo minore, nel migliore dei casi. E, intanto, la Istituzione Santuario Pontificio rimaneva ai margini della possibile conflittualità senza impegnarsi, se non per puntuali propri obiettivi di breve e medio termine.

Il primo dopoguerra invece, quello della ricostruzione postbellica, era stato caratterizzato da una solida intesa tra le tre Pompei, auspice la qualità dei loro vertici. In particolare, a capo della Pompei Archeologica era il maggiore archeologo pompeianista del Novecento, Amedeo Maiuri, mentre come guida della Pompei Religiosa e mariana era il più importante dei Vescovi Prelati inviati dal Papa nella Pompei Moderna, Roberto Ronca. Egli era ingegnere ed era stato eroe a Roma della Resistenza, quella vera, contro i Nazisti, ai tempi di Roma Città Aperta, quando si rischiava davvero la pelle. Due personaggi di caratura internazionale, che avevano conquistato la simpatia del mondo intero, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Maiuri, infatti, si era distinto durante la guerra difendendo il patrimonio del Museo Archeologico nazionale, nonché recuperando e salvando le macerie provocate dalle oltre cento bombe d’areo lanciate su Pompei dai bombardieri alleati. E da Soprintendente, recandosi in bicicletta tra Pompei e Napoli per compiere il proprio dovere, fu ferito da un mitragliamento aereo a bassa quota.

Il Prelato pontificio Roberto Ronca – un uomo che dava del tu a De Gasperi – a Roma durante il conflitto mondiale aveva invece assicurato ospitalità clandestina a decine di giovani politici antifascisti del calibro di Giuseppe Saragat, Pietro Nenni, Meuccio Ruini, Giangiacomo Feltrinelli, e a tanti altri destinati poi a luminose carriere politiche e civili. Ronca li aveva salvati travestendoli da seminaristi del Seminario Pontificio Maggiore di Roma, a lui affidato, a poca distanza della sede famigerata a Via Tasso della Gestapo e delle SS di Kappler, sinistro protagonista dell’eccidio delle Fosse ardeatine.

A entrambi questi due grandi personaggi, chi scrive ha dedicato numerosi articoli e pagine per farne vivere la memoria presso i lettori. Ed entrambi furono al fianco del Comune di Pompei in un fecondo rapporto paritario.

Ora però ci tocca tornare all’attualità. L’intesa a tre sembra essersi di nuovo inceppata e ancora lontana. L’evento pompeiano della “Leggerissima Estate” – da registrare nella Pompei moderna da parte di RAI2 – ha messo in crisi i rapporti tra Santuario e Comune così come successe per la collocazione della grande testa in bronzo di Igor Mitoraj che qualche anno fa mise in crisi i rapporti tra Comune e Soprintendenza.

La grande testa in bronzo, ai tempi di Osanna, fu infatti sistemata prima ai piedi del Campanile e poi improvvisamente sottratta alla città moderna, per essere definitivamente collocata negli Scavi di Pompei, dove appare nella sua classica maestosità del tutto fuori scala, quasi come un oggetto marziano o un reperto di Anunnaki. Ci fu poi un lungo strascico di “si dice” che si incentravano su insondabili ragioni paesaggistico-monumentali oltre che sulla effettiva e discussa proprietà della grande Piazza B. Longo la quale, in centro città, funge anche da grande sagrato del Santuario di Pompei.

Anche stavolta il vento dei “si dice” porta nella stessa direzione. La nostra domanda è: la delocalizzazione del costruendo palco TV di RAI2 per la trasmissione Leggerissima Estate è stata sollecitata perché invasiva e straripante rispetto ai confini di proprietà tra Comune di Pompei e Santuario pontificio? O anche per gli aspetti paesistico-monumentali di competenza del parco Archeologico di Pompei, come alcuni rumors vorrebbero? Certo è che il Comune ha dovuto trovare una soluzione rabberciata che, oltretutto, penalizza il traffico di turisti e residenti. La verità vera, quella amministrativa, si saprà a breve.

Se fosse così, ben farebbe oggi Zuchtriegel a riportare in centro Città moderna la grande testa di Mito Ray, interpretando la parte del volenteroso, sensibile ai problemi della Città nuova più e meglio di chi lo ha preceduto. In questa direzione infatti va l’apertura formale del varco carrabile del lungo recinto murario del Parco del Polverificio Borbonico, che favorirà l’accesso ad esso dal Centro Città della Pompei Moderna.

Insomma, “…se sono rose, fioriranno. E noi sappiamo aspettare.”