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Scuola e famiglia al centro del processo educativo-formativo

by Carmela Merone
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L’Autrice è dirigente scolastico presso il Ministero dell’istruzione.

Il modello teorico rogersiano ha rivolto la propria attenzione al campo dell’educazione e a quello scolastico, proponendosi come un approccio psicopedagogico teso al rinnovamento e allo sviluppo di un esempio di educazione e di insegnamento centrato sui processi e non sui contenuti, che mira allo sviluppo delle studentesse e degli studenti in tutte le sue componenti: cognitive, emotive e relazionali. L’insegnamento viene visto principalmente come processo educativo e l’insegnante come facilitatore di un processo nel quale offre, attraverso una serie di atteggiamenti facilitanti, una profonda attenzione allo sviluppo della capacità di apprendere ad apprendere. Le condizioni di ascolto e di empatia costituiscono gli atteggiamenti fondamentali che le/gli insegnanti devono avere per ampliare gli orizzonti. Atteggiamenti che risultano particolarmente utili in questo particolare momento di disagio vissuto. Pertanto, il ritorno a scuola deve essere vissuto come accoglienza e ripartenza. L’ascolto attivo, empatico o comprensivo, nell’essere completamente presenti per l’altro, determina la possibilità di mettere in atto quell’approccio definito da Rogers “centrato sulla persona”. Proprio per questa sua caratteristica di completezza, è importante ascoltare non solo il contenuto verbale, ma soprattutto le emozioni e ciò che si esprime attraverso il linguaggio non verbale. La perdita degli affetti, il disagio che si avverte in famiglia per la mancanza di reddito, condizionano i comportamenti e le conoscenze risultano saperi dispersi. A questo punto che fare? Sicuramente il confine del mondo dell’adolescente è determinato dalle sue relazioni prossimali e da quello che le stesse producono in lei/ lui, la ricerca del perché ciò accada viene vissuto come la volontà di allontanare lo sguardo dal presente e di essere passiva/ passivo di emozioni, quasi come una disconferma o la volontà di ridurre l’importanza della situazione vissuta. Come adulti ci si rende conto di quanto ci si dovrebbe impegnare ad educare l’adolescente nel riconoscimento, nel fare buon uso, nella regolazione delle proprie emozioni. Bisogna prima essere considerati per il disagio e per il problema che si avverte, oltre alle parole e alle emozioni, poi essere accolta/o a Scuola e successivamente pensare ad una nuova ricostruzione del Sapere. L’adolescente quando acquista fiducia si comporta come un torrente in piena, racconta di tutto, ha come il piacere di parlare, di usare la parola, di essere ascoltato, di imparare. Noi adulti abbiamo una grande responsabilità nei suoi confronti e al di là del futuro che gli stiamo preparando, problema più grande di noi, sarebbe importante offrirgli un momento, un luogo, uno spazio, nel quale, in un rapporto “originale” pieno di rispetto e comprensione, possa sentirsi ascoltato in qualità di protagonista e non di comparsa.

Questo significato non è sempre chiaro ed evidente all’interno del processo comunicativo e spesso rimane incompleto e nascosto. Secondo l’orientamento della semantica, il significato si esprime attraverso la capacità degli individui di comprendere ciò che comunicano. Per altro, offrire una definizione del significato è tutt’altro che semplice poiché si entra all’interno del mondo delle credenze e dei valori dell’altro, con l’obiettivo di rendere maggiormente chiaro il senso di quello che sta vivendo. Il tutto si può esprimere attraverso diverse abilità verbali come ad esempio: che senso ha questo per te? Oppure, che significato dai a tutto questo? Di certo in questo ambito un importante contributo nella ricerca e nella formazione è stato offerto da Gordon che ha creato un preciso metodo di formazione delle/degli insegnanti nello sviluppo di abilità e competenze volto a facilitare il processo di apprendimento delle studentesse e degli studenti in classe.

L’attuale complessità sociale e l’affermazione di nuovi modelli socio-economici e culturali hanno portato dei notevoli cambiamenti nella scuola e nella famiglia. La complessità delle attività, la continua evoluzione nell’offerta tecnologica e nei servizi, il nuovo mondo globale e i suoi ritmi incalzanti, rendono difficile per non dire impossibile, il ruolo di educatori e formatori delle due istituzioni da sempre preposte a questo compito. Ora più che mai Scuola e famiglia devono necessariamente unire le forze nell’impegno comune di stare al passo con la modernità per mantenere il proprio ruolo autorevole. Da qui la necessità di dare vita a iniziative che, partendo da punti di vista differenti, siano guidate da un obiettivo e da una regia comune.

Da una parte la scuola che si sta sempre più trasformando da pura agenzia informativa e socializzante ad agenzia formativa, che si occupa della crescita globale della personalità delle allieve e degli allievi. Varie sono le difficoltà che si possono riscontrare in questo difficile processo di trasformazione della scuola in agenzia effettivamente educativa e formativa, fra le quali bisogna ricordare i sempre nuovi compiti educativi affidati alla scuola non accompagnati da un incremento di risorse, economiche e umane, che permettano di affrontarli in modo costruttivo ed efficace.

Dall’altra parte la famiglia che sta vivendo una crescente difficoltà nella gestione del proprio ruolo, con una valigia di strumenti sempre più leggera e una panoramica di situazioni da gestire sempre più vasta. I modelli educativi, i nuovi stili di vita e le abitudini appresi nelle famiglie e culture di origine appaiono spesso inappropriati per il rapido mutamento dei costumi e delle condizioni di vita e diventa sempre più necessario e diffuso il ricorso a volumi e manuali che forniscano indicazioni educative, a esperti cui chiedere consiglio e a luoghi in cui dibattere i problemi relativi al rapporto con i figli. Inoltre, nel passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria e quindi alla secondaria, le famiglie e i genitori assumono con il tempo un ruolo di sfondo: da interlocutori privilegiati dei docenti della scuola dell’infanzia, con i quali la condivisione del progetto educativo è profonda e partecipata in diverse forme, diventano riferimenti per un dialogo che verte su temi sempre più ristretti. Al contempo diminuiscono le occasioni per riflettere insieme, confrontarsi e condividere il progetto educativo e formativo.

È in questa nuova accezione di scuola e di famiglia che si colloca la pratica del “dopo Covid-19”, il cui fine principale è quello di sviluppare un’adeguata capacità comunicativa e di favorire relazioni positive ed efficaci tra studentesse e studenti, insegnanti, genitori ed altre figure educative o professionali.

Al rientro a scuola si deve pensare ad un rapporto come relazione di aiuto non direttiva, fondato su un ascolto attivo ed empatico che, in un clima di attenzione e di rispetto, pone al centro la persona con i suoi bisogni, valorizzandone le potenzialità di cambiamento. In questo senso, è importante lavorare in piccoli gruppi con attività di prevenzione al disagio, alle devianze giovanili e, nello stesso tempo, essere presenti diventa un supporto alla genitorialità e alla scuola. Secondo Rogers l’obiettivo di questi gruppi è quello di offrire alle persone la possibilità di sviluppare le potenzialità dei singoli nella dimensione interpersonale del gruppo. La caratteristica di incontro è quella di consentire un clima di massima libertà dal punto di vista dell’autoespressione, dell’analisi dei singoli sentimenti e stati d’animo, oltre che della comunicazione interpersonale. Risulta efficace quando si stabilisce tra i membri del gruppo un clima di fiducia che permette ai partecipanti di riuscire a superare le loro barriere e sviluppare una maggiore spontaneità e un’apertura emotiva, che permetta un’espressione piena dei loro vissuti. L’obiettivo primario dell’insegnante è quello di utilizzare i principi base di accettazione, congruenza ed empatia al fine di creare un clima psicologico favorevole e accogliente che aiuta le/i discenti ad esprimere liberamente i propri vissuti. Essi sviluppano una crescita personale, l’opportunità di scoprire se stessi espandendo il sentimento attraverso l’autoconsapevolezza; focalizzano gli aspetti più importanti e significativi della propria vita; sviluppano le qualità/capacità di relazione, di rispetto; diventano buoni ascoltatori, migliorando le proprie competenze comunicative; fanno esperienza di nuove abitudini e stili di vita, di affettività e valori differenti. In conclusione, il percorso di gruppo rappresenta un’esperienza che attiva diversi processi relazionali, la possibilità di riflettere sull’attuale stato, il desiderio di restare a scuola per ricominciare a credere in qualcosa.