fbpx
Home blue economy Covid e shipping. L’analisi del presidente di Accsea, Ermanno Giamberini

Covid e shipping. L’analisi del presidente di Accsea, Ermanno Giamberini

by Federica Inverso
0 comment
accsea

L’evoluzione del settore in un anno di pandemia. Ermanno Giamberini, presidente dell’Associazione campana corrieri spedizionieri ed autotrasportatori (Accsea), numero uno della Confetra regionale e membro del consiglio direttivo di Fedespedi, accende i riflettori sul comparto della logistica al tempo del Covid. Tra necessità dei servizi e nuove difficoltà da affrontare, il terremoto sanitario ha scosso il settore che ha dovuto rinnovarsi per far fronte alla forte richiesta di alcuni prodotti, alla completa assenza di altri, all’aumento del prezzo dei noli marittimi ed alla scarsa disponibilità di containers. Il tutto abituandosi anche ad una nuova modalità di erogazione del servizio, al tempo dello smart-working.

Andando ad analizzare, nel dettaglio, i dati forniti dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, nel 2020 sono stati mobilitati dai porti di Napoli e Salerno 1.021.426 container (Teus) complessivi, a fronte dei 1.096.149 del 2019. “La pandemia è stata in qualche modo la cartina di tornasole per lo shipping, perché ha consentito sin da subito un bilancio nitido (e talvolta impietoso) delle criticità e dei punti di forza sia come settore che per ogni singola azienda. – spiega Giamberini – Quel che è certo è che si è dimostrata la grande resilienza di addetti che con professionalità, coraggio e passione hanno continuato a far viaggiare le merci per e dall’estero senza praticamente soluzione di continuità. Malgrado le non poche difficoltà. Di certo, essendo lo shipping per sua stessa natura al servizio delle aziende manifatturiere, ha sorti e difficoltà differenti a seconda delle aziende servite.”

Ed infatti: “Le spedizioni dei prodotti agroalimentari o farmaceutici sono continuate in maniera sostenuta, spesso anche più del pre-Covid, per rispondere all’incremento di domanda che di questi prodotti si è registrata un po’ in tutto il mondo. Contribuendo, di fatto ed in maniera concreta, a sostenere per quanto possibile la bilancia commerciale specie nella nostra regione, dove queste tipologie di prodotti sono tra le principali voci dell’export. Non a caso l’export agroalimentare campano, che già nel 2018 e 2019 aveva fatto registrare incoraggianti segnali di crescita, nel 2020 ha segnato un ulteriore lusinghiero +13%. Viceversa, lo shipping legato a settori che hanno dovuto purtroppo fermarsi per il lockdown ha necessariamente dovuto affrontare un crollo dal quale ci auguriamo possa rapidamente riprendersi.” Una crisi sanitaria, sociale ed economica nella quale i porti hanno risentito delle restrizioni e la produzione in tutto il mondo si è dovuta riadattare alla pandemia: così, tanti consumi sono cresciuti ma, per altri, è mancata la domanda.

Ed alle difficoltà già elencate, si sono aggiunte quelle di carattere organizzativo: “Abituarsi ad una diversa modalità di erogazione del servizio, con il ricorso massiccio ad esempio a dematerializzazione, digitalizzazione, smart-working. È stata però l’ennesima dimostrazione di come le criticità possano trasformarsi in opportunità. – commenta il presidente di Accsea – Sicuramente le nostre aziende, a distanza di un anno dallo scoppio della pandemia, possono dirsi più moderne e pronte ad affrontare le sfide future di quanto non fossero 12 mesi fa”.

Il fatto è che l’economia ha dovuto fare i conti con uno scenario del tutto nuovo ed inaspettato per il commercio mondiale. “Se, infatti, nella prima fase della pandemia il crollo verticale dei commerci ‘non food, non farmaci’ aveva spinto i vettori marittimi a ridurre l’offerta di stiva per evitare l’antieconomicità di far viaggiare navi vuote, fin dallo scorso giugno si è assistito ad una totale inversione di tendenza, con un costante incremento della domanda di beni in tutto il pianeta che ancora non mostra di attenuarsi.” Giamberini pone quindi l’accento sul “clamoroso” squilibrio tra la domanda di stiva sempre più elevata ed un’offerta di stiva dei vettori “che è arrivata a saturazione evidenziando una sostanziale mancanza di capacità al momento strutturale.”

Lo stop delle attività produttive in Cina nella prima metà del 2020, i blocchi e riprese a singhiozzo di attività economiche in funzione dei vari lock-down in tutte le nazioni, più in generale il dato pandemia, hanno alterato in modo significativo tutti gli schemi di traffico. Da qui la grande difficoltà per le compagnie di navigazione di riuscire a soddisfare la domanda di trasporto tra mancanza di container e aumento dei noli. “Il fenomeno è sicuramente reso drammatico dalla congestione di molti porti (specie negli USA) che, non riuscendo a smaltire con l’usuale rapidità le maggiori quantità di merci che arrivano in questo periodo, costringono a lunghi tempi in rada un gran numero di navi in attesa di ormeggiare e sbarcare le merci che hanno a bordo. “La conseguenza immediata ed intuibile di questi tempi di attesa sono che quelle stesse navi e l’ingente quantità di containers che vengono forzatamente bloccati, non sono disponibili in altre parti del mondo costringendo ad attese e ritardi le merci.”

“L’effetto purtroppo è un generale decadimento dei servizi marittimi, specie in termini di puntualità, e soprattutto, per una ovvia legge di mercato, un costante e robusto aumento dei costi del trasporto marittimo. Aumento che alla lunga finirà con l’incidere negativamente sulla competitività del nostro export, specie per quei prodotti (come l’agroalimentare campano) per i quali, dato il basso valore, la componente trasporto può pesare molto sul prezzo finale.”