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Scritti sulla storia, di Braudel

by Flavio Cioffi
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Consigli di lettura 8/2023

 

Fernand Braudel (1902-1985) è stato uno degli storici più importanti del XX secolo. Insegnò Civiltà moderna al Collège de France, diresse l’Ecole Pratique des Hautes Etudes della Sorbona, fu direttore della rivista “Annales”. Considerava il tempo come coordinata obbligatoria per ogni tipo di analisi e distingueva la lunga durata (secoli e millenni), la durata media (decenni) e quella episodica (settimane, giorni o addirittura ore).  Nel 1959, sull’Encyclopédie Francaise apparve il suo Le monde en devenir (Histoire, évolution, prospective), pubblicato in italiano, insieme ad altri suoi lavori, nel volume “Scritti sulla storia” (Bompiani 2001).

Quel che noi storici conosciamo forse meglio di ogni altro osservatore del sociale è la fondamentale diversità del mondo. Ciascuno di noi sa che ogni società, ogni gruppo sociale, più o meno direttamente, è fortemente partecipe di una civiltà, o più esattamente di una serie di civiltà sovrapposte, legate tra loro e talvolta molto diverse. Ciascuna di esse e il loro complesso ci inseriscono in un immenso movimento storico di lunghissima durata che è, per ogni società, fonte di una logica interna che le è propria, e d’innumerevoli contraddizioni. 

Realtà di lunga, inesauribile durata, le civiltà, sempre riadattate al loro destino, superano dunque in longevità tutte le altre realtà collettive, sopravvivendo ad esse. Così come, nello spazio, superano i limiti delle singole società (che affondano in tal modo le loro radici in un mondo regolarmente più grande di loro e ne ricevono, senza esserne sempre consapevoli, un impulso, degli impulsi particolari), allo stesso modo si afferma nel tempo, a loro beneficio, un prolungamento che è stato ben rilevato da Toynbee e che trasmette loro strane eredità, incomprensibili per chi si contenta di osservare, di conoscere “il presente” nel senso più ristretto. In altri termini, le civiltà sopravvivono agli sconvolgimenti politici, sociali, economici e persino ideologici che d’altronde esse determinano insidiosamente, talora con forza. La Rivoluzione francese non rappresenta una rottura totale nel destino della civiltà francese, né quella del 1917 nel destino della civiltà russa, che alcuni chiamano, per ampliarne ulteriormente i limiti, civiltà ortodossa orientale.

 

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