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La musica sveglia il tempo, di Daniel Barenboim

by Flavio Cioffi
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Consigli di lettura 14/2023

 

Questo non è un libro per musicisti o per non musicisti, è piuttosto un libro per le menti curiose di scoprire le corrispondenze fra musica e vita…” Furono queste parole in quarta di copertina di ‘La musica sveglia il tempo’ (Feltrinelli 2008) del Maestro Daniel Barenboim (Buenos Aires 1942) che mi spinsero a comprarlo. Cercavo conferme (o smentite, ma mi sarebbe dispiaciuto) alle idee che mi ero fatto durante le lunghe ore di ascolto fin dalla prima adolescenza.

Ascoltare musica è diverso dal leggere un libro. Quando leggiamo, creiamo le nostre associazioni personali. Dobbiamo tenere conto solo di noi stessi e del libro. Quando ascoltiamo musica, poniamo attenzione alle leggi del suono, del tempo e dello spazio a ogni nota. Quando ascoltiamo un brano musicale durante un concerto, non possiamo ripetere – rileggere, per così dire – una frase o una sezione che non abbiamo compreso appieno. L’ascoltatore deve modulare la propria concentrazione – se non addirittura la propria coscienza – per ricevere il materiale musicale che viene eseguito. Per poterci immergere in un libro, dobbiamo crearci un’esperienza personale della progressione del tempo, o dell’illusione del suo scorrere all’interno del racconto; in musica, invece, questa qualità è un dato di fatto. Si può sentire e non ascoltare, questo è chiaro, così come si può guardare e non vedere. Per leggere un libro, però, non basta guardare le parole, bisogna vederle, e convertire le parole stampate in elaborazioni mentali per comprendere il racconto. Analogamente, la musica non basta sentirla, bisogna ascoltarla per comprendere la narrazione musicale. L’ascolto, di conseguenza, è il sentire accompagnato dal pensiero. Quando scaturisce un’emozione, non occorre collegarla a un avvenimento o a una persona specifici; è la partecipazione dell’intelletto a legare l’emozione a un determinato insieme di circostanze, generando il sentimento. Quando ascoltiamo un brano musicale, si verifica il medesimo processo.”

Insomma, “l’unica condizione necessaria per ascoltare la musica è che non sia un’attività passiva.” E non vale solo per la musica, a dire il vero.

 

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