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Elytis, tra malinconia e canti di guerra

by Flavio Cioffi
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Consigli di lettura 15/2023

 

Odysseas Elytis, nome d’arte di Odysseas Alepoudellis (Candia 1911 – Atene 1996), apparve come poeta per la prima volta nel 1935 sulle pagine di “Nea Grammata”, rivista impegnata per il rinnovamento della letteratura neogreca. Parliamo di surrealismo. Ma aldilà delle definizioni la poetica di Elytis visse rotture ed evoluzioni, in primis a causa della guerra contro l’Italia, la Seconda guerra mondiale, alla quale partecipò attivamente. Sparisce la luminosità del mare e irrompe l’ombra.

In quest’epoca di nuova guerra in Europa, vi propongo un passo da “Malinconia dell’Egeo” e uno da “Canto eroico e funebre per il sottotenente morto in Albania”. Come dire prima e dopo.

 

Da Malinconia dell’Egeo

  • Quale fusione dell’anima in meridiane alcioni!
  • Quale bonaccia in voci di lontana terra!
  • Il cuculo nel fazzoletto degli alberi
  • e il mistico momento della cena dei pescatori
  • e il mare che suona sulla fisarmonica
  • lontano struggimento di donna
  • della bella che si spogliò il petto
  • quando il ricordo entrò nei nidi
  • e i lillà aspersero di fuoco il tramonto!

 

Dal Canto eroico

  • Là dove prima dimorava il sole
  • e con occhi di vergine il tempo si schiudeva
  • mentre scuotendo il mandorlo il vento nevicava
  • e cavalieri sulla cima dell’erbe s’accendevano
  • là dove lo zoccolo batteva d’un platano gagliardo
  • e terra e acqua in alto frustava una bandiera
  • là dove mai fucile su spalla aveva gravato
  • ma del cielo tutta la fatica
  • tutto il mondo luceva come stilla d’acqua
  • al mattino al piè del monte
  • ora come per sospiro di Dio un’ombra si spande.
  • Ora con mani ossute l’ansia curvandosi
  • prende e smorza su sé ad uno ad uno i fiori:
  • in baratri dove l’acque si sono arrestate
  • per penuria di gioia languono i canti.
  • Rupi-eremiti dalle chiome gelate
  • Affettano mute il pane della solitudine.
  • L’inverno s’insinua fin dentro il cervello. Un qualche male
  • divamperà. S’erge del monte-cavallo il pelo
  • nell’alto gli avvoltoi si dividono briciole di cielo.

  Traduzione di Vincenzo Rotolo, su “Quaderni di poesia neogreca”, Palermo 1968.

 

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